Greenpeace: “Zone incontaminate? No, inquinate”

di Stefania Arpaia

Roma – Un’analisi svolta dagli operatori Greenpeace ha evidenziato come molte zone, apparentemente “naturali” e incontaminate, siano in realtà inquinate.

“Impronte nella neve” è il titolo della ricerca che ha interessato il lago di Pilato sui Monti Sibillini, tra Umbria e Marche; gli Alti Tatra, in Slovacchia, e le Alpi, nel parco nazionale svizzero. Prelevando un campione d’acqua, poi analizzato in laboratorio, si è scoperto che in queste zone sono presenti perfluorocarburi.

Si tratta di sostanze chimiche utilizzate nell’abbigliamento per rendere i vestiti impermeabili, ma anche in diversi processi industriali, che impiegano diversi anni per disgregarsi e sono dannose per la salute dell’uomo. Tra le conseguenze principali si annoverano: nascita di tumori, danni al sistema riproduttivo e ormonale.

“Abbiamo trovato tracce di Pfc nei campioni di neve raccolti in tutte le località indagate – ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna contro l’inquinamento di Greenpeace Italia – Dei 17 composti riscontrati in tutti i campioni di neve analizzati, ben 4 hanno mostrato le concentrazioni maggiori nei campioni del lago di Pilato, tra cui il perfluorottano sulfonato già soggetto a restrizioni nell’ambito della Convenzione di Stoccolma”.

“Il settore dell’abbigliamento outdoor – ha aggiunto – li usa nelle finiture impermeabilizzanti e antimacchia. Una volta rilasciati nell’ambiente si degradano molto lentamente, restando nella forma originaria per diversi anni e disperdendosi su tutto il globo”.

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