Lite in famiglia: nipote spara allo zio

di Nicola Rosselli

Gricignano – Sparatoria all’incrocio tra via Campotonico e via Diocleziano, nel pomeriggio di ieri, a Gricignano. Secondo una prima ricostruzione operata dai carabinieri della locale stazione e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Marcianise, coordinati dal tenente Paolo Perrone, erano da poco passate le 16, quando Paolo D’Angelo, 22 anni, arriva con la sua autovettura, una Smart grigia, in via Campotonico. L’auto si ferma all’altezza di un’enoteca al cui interno vi è suo zio, Andrea D’Angelo, 57 anni, fratello di Nicola, padre del giovane. Quest’ultimo scende dalla macchina e, armato di una pistola, avrebbe chiamato lo zio e, una volta che questi è uscito dal locale, gli ha esploso contro, all’altezza delle gambe, almeno cinque o sei colpi.

Immediati i soccorsi da parte delle persone presenti, mentre in pochi minuti sul posto giungono anche i carabinieri della locale stazione che fermano il giovane e sequestrano la pistola sulla quale sono in corso accertamenti per verificare l’eventuale utilizzo in altre azioni criminose. Mentre la vittima viene trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Aversa, in via Campotonico giungono i militari della compagnia di Marcianise per coadiuvare i colleghi della locale stazione, coordinati dal tenente Perrone.

I carabinieri, dopo aver effettuato i rilievi del caso, rinvenendo sul posto sei bossoli, hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione della famiglia del giovane sequestrando un fucile che il padre deteneva legalmente con relativo munizionamento. I militari, stesso sul posto, hanno ascoltato anche i presenti al momento dell’agguato e alcuni familiari delle due persone coinvolte. Tecnici dell’Arma hanno anche proceduto al sequestro di alcune immagini della telecamera di videosorveglianza dell’enoteca davanti alla quale si è consumata la sparatoria.

Intanto, Andrea D’Angelo è stato sottoposto ad intervento chirurgico e attualmente è ricoverato in gravi condizioni: la prognosi è riservata.

Dietro l’episodio ci sarebbero vecchie ruggini in ambito familiare. Già da tempo, da quanto si è appreso, Andrea e Nicola D’Angelo, i due fratelli, non si parlavano. Discussioni per futili motivi, da rapporti di vicinato a quelli familiari, avevano nel tempo incancrenito la convivenza rendendola impossibile. Un clima che anche il giovane respirava quotidianamente e che, probabilmente, lo ha portato a mettere in pratica questo gesto che voleva, probabilmente, essere solo punitivo, ma che è andato oltre le sue intenzioni, mettendo seriamente a rischio la vita dello zio.

Dopo le formalità di rito presso la caserma di Gricignano, su disposizione dei magistrati presso la procura della repubblica del tribunale di Napoli Nord ad Aversa, è stato associato alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere con l’accusa di tentato omicidio.

Sei, sette colpi secchi in rapida successione hanno rotto il silenzio di un afoso pomeriggio agostano. Un silenzio quasi irreale in quel dedalo di vicoli che è la zona periferica di Gricignano a ridosso del confine con Aversa viene interrotto da questo crepitio altrettanto irreale. Quei colpi che riecheggiano richiamano all’esterno, costringendoli a lasciare il fresco dei climatizzatori delle proprie abitazioni, decine di persone che si affacciano dai balconi o scendono in strada.

Qualcuno, una volta intuito quanto avvenuto, cerca di portare ad Andrea D’Angelo i primi soccorsi, mentre alti si apprestano a chiamare i carabinieri e i sanitari del 118. Un ragazzo si toglie la cintura dai pantaloni e la dà ad uno dei presenti che la stringe intorno alla gamba del malcapitato cercando di arrestare l’emorragia copiosa da uno degli arti colpiti dalla scarica di proiettile esplosagli contro dal nipote 22enne. Quando giungono i sanitari del servizio di emergenza quella cintura rimarrà a terra con il ragazzo che dirà: “Si, la cintura è mia, ma non ci penso nemmeno a toccarla. E’ anche tutta insanguinata. Mi fa impressione”.

“Il ragazzo che ha sparato – afferma uno dei tanti presenti nei capannelli creatisi a ridosso della zona dell’agguato delimitata dal classico nastro bianco-rosso – è una pasta di pane. Non riesco a capire come abbia potuto fare questo allo zio. E’ vero che i rapporti in famiglia non erano buoni, ma nessuno pensava ad un epilogo di questo tipo anche perché si tratta di persone che non hanno mai avuto problemi con la giustizia e non hanno amicizie con delinquenti”.

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