Immigrazione, decine di profughi ospitati in villette private

di Antonio Taglialatela

Gricignano – Qualche giorno fa si trovavano sulle “carrette del mare”, in balìa delle onde, dopo essere salpati dalle coste africane verso l’Italia. Ora 58 profughi, tutti pakistani, sono ospitati in un centro turistico nella zona Pip di Gricignano (Caserta), nel rione Mancuso. Si tratta di abitazioni private per le quali i proprietari hanno sottoscritto un contratto di fitto col Ministero dell’Interno, tramite la Prefettura, che aveva emesso un apposito bando per cercare locali in cui accogliere i migranti.

Prima dei 58 pakistani, la scorsa settimana sono giunti diversi bambini africani, insieme alle loro famiglie. Del loro arrivo il sindaco e l’amministrazione comunale, che non hanno un ruolo nella gestione dell’accoglienza, demandata alla Prefettura, sono stati informati tramite un fax inviato alla casa comunale.

Le villette, dotate di wi-fi gratuito, possono ospitare fino a 120 persone ma, da quanto si apprende, non riescono a riempirsi poiché molti immigrati evitano di farsi identificare, o forniscono false generalità, e scappano verso il Nord Italia, da dove tentano di raggiungere altri Paesi dell’Unione europea.

Intanto, fanno sapere dal Viminale, sono 86mila gli immigrati – tra rifugiati e richiedenti asilo – presenti nei centri di accoglienza italiani. Di questi, 9mila sono ospitati nei centri governativi di primo soccorso e accoglienza e nei Cara (strutture che ospitano esclusivamente i richiedenti asilo); 20mila immigrati sono dislocati in strutture degli enti locali (Sprar); gli altri 57mila nei centri di accoglienza temporanei.

Il ministro Angelino Alfano ha sottolineato di aver portato da 3mila a 20mila i posti nei comuni italiani e ha annunciato “una nuova iniziativa” con “il bando di altri 10mila posti” rispetto ai quali ha sollecitato una “leale collaborazione con regioni e comuni”.

Non mancano le polemiche, soprattutto sui costi dell’accoglienza. Secondo alcune stime, gli immigrati costano ciascuno 37 euro al giorno (45 se minori). Soldi che non vanno direttamente a loro ma alle organizzazioni che li assistono, alcune delle quali sono finite, negli ultimi mesi, nel mirino della magistratura, vedi lo scandalo romano di “Mafia Capitale”.

Non si tratta solo di vitto e alloggio. C’è anche una serie di benefit che va dal pacchetto delle sigarette, agli spostamenti in taxi, fino all’assistenza sanitaria, corsi di lingua italiana e i “pocket money”, che vanno da 2,5 euro per persona a 7,5 per nucleo familiare al giorno da spendere.

Tutto ciò va aggiunto ai costi che l’Italia affronta per sbarchi, salvataggio dei barconi e spostamenti in pullman per tutta la penisola. Complessivamente, circa 1 miliardo di euro all’anno.

C’è invece chi ritiene l’accoglienza una fonte di reddito. Come Damiano Galletti, segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia. Dinanzi all’allarmismo creato anche da diversi partiti politici, il sindacalista riflette: “Tolti i due euro e mezzo di ‘paghetta’, dei 35 euro al giorno che in media vengono spesi per i richiedenti asilo, la gran parte viene infatti reinvestita sul territorio. Una parte non indifferente serve per pagare personale adeguato: educatori, cuochi, psicologi, mediatori culturali. Un’altra parte viene spesa in generi alimentari, medicinali, cartoleria per i corsi di italiano: tutti beni che vengono acquistati prevalentemente nei Comuni interessati o in quelli limitrofi”.

Sotto l’aspetto sociale, Galletti dice: “Se ci fosse meno chiusura, e più consapevolezza delle migrazioni in atto, delle guerre e dei mutamenti climatici che obbligano intere popolazioni a cambiare terra forse avrebbero meno spazio i razzisti nostrani che speculano sulle paure e non danno soluzioni. Chi oggi dice ‘mandiamoli a casa’, mettendo in un solo fascio immigrati e richiedenti asilo, evita di dire che la più grande sanatoria che sia mai stata fatta in Italia è stata effetto della legge Bossi-Fini. Chi oggi attacca il sistema Sprar di accoglienza, evita di ricordare che invece è stato un governo di destra a crearlo. E dovrebbe andarne orgoglioso e chiedere con forza che questo modello di microaccoglienza responsabile e professionale venga esteso a tutta la gestione dei profughi. Chi afferma ‘aiutiamoli a casa loro’, forse è davvero ispirato da nobili principi di solidarietà internazionale”.

Anche sui costi Galletti invita a non fare speculazioni: “L’Italia è un Paese tra i più avari a livello europeo negli aiuti allo sviluppo. Basti pensare, a titolo di esempio, che l’Italia spende in aiuti un misero 0,16% del Pil, contro lo 0,36% della Francia, lo 0,41% della Germania e lo 0,71% della Gran Bretagna. Il che si traduce, in termini assoluti, in 3 miliardi di euro spesi dall’Italia in aiuti contro i 18 della Gran Bretagna. L’intero sistema dell’accoglienza profughi – sottolinea – costa circa un miliardo a livello nazionale, il 70% dei quali arrivano dall’Europa. Forse, al fondo, in alcuni c’è solo razzismo e speculazione politica. Saperlo è utile, costruire alternative per evitare di alimentarlo è necessario”.

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