Quattro italiani rapiti in Libia, chiesto riscatto. Gentiloni: “Serve prudenza e riserbo”

di Stefania Arpaia

Roma –  “Siamo di fronte a un sequestro a scopo estorsivo e quindi, pur nella difficoltà della situazione, la vicenda è più facilmente gestibile”, ha detto il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti, in merito al rapimento dei 4 tecnici italiani dello scorso 20 luglio a Mellitah: Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla.

Minniti ha garantito che non si tratta di rapitori legati ai trafficanti arrestati nelle settimane scorse in Italia. Secondo il sottosegretario: “Il sequestro non può essere utilizzato come merce di scambio per ottenere dall’Italia il rilascio dei detenuti. E’ una via impercorribile e quindi va esclusa”, ha aggiunto nel corso di un’audizione al Copasir.

Gentiloni: “Serve prudenza e riserbo per riportare a casa gli italiani. Invito a non inseguire il carosello di rivendicazioni, ipotesi e retroscena che vengono fatti in modo più o meno strumentale”. Sulla stessa linea il titolare del Viminale, Angelino Alfano.

La paura più grande è che i tecnici possano essere venduti ad organizzazioni jihadiste. Intanto, i malviventi avrebbero chiesto un riscatto in cambio della liberazione degli italiani.

Il premier di Tripoli, Khalifa al Ghweil, ha considerato “molto scarsa” la probabilità che il rapimento abbia una relazione con i trafficanti. “Gli autori possono essere criminali che vogliono turbare le relazioni che vogliamo instaurare con l’Italia”, ha aggiunto.

Le trattative potrebbero andare per le lunghe data la difficoltà di dialogo con la Libia. 

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