Strage Trentola, il vescovo: “Dobbiamo essere più attenti gli uni agli altri”

di Nicola Rosselli

Trentola Ducenta – “Dobbiamo imparare ad essere più attenti gli uni agli altri”. Il vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, interviene sull’assurda strage di domenica mattina a Trentola Ducenta e parla apertamente di “un episodio, un gesto, che non è solo frutto della follia, ma figlio di una vicenda non gestita in maniera opportuna”. Lancia un appello ad un maggior rispetto dell’altro. Un appello al recupero di un rapporto interpersonale che è stato smarrito e che, di conseguenza, genera azioni apparentemente inspiegabili come il quadruplice omicidio per motivi che definire futili suona come un vuoto eufemismo.

“Purtroppo, – ha affermato il vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana dobbiamo registrare l’ennesima tristissima tragedia che ha insanguinato questa nostra terra a causa di questo modo di vivere per il quale non si riesce a capire l’altro, a predisporsi all’ascolto”.

Da qui l’invito ad “imparare ad essere più attenti gli uni agli altri. Senza voler dare giudizi, ma lascia pensare quando si vede che certe bolle vengono lasciate crescere ci si deve, poi, aspettare che scoppino. Occorre imparare la maniera più idonea di convivere, di prestare attenzione all’altro”.

“Il dramma è grande. Un’intera comunità – ha continuato Spinillo – è condizionata per quanto accaduto. Non solo un gesto di follia, ma un episodio non gestito in maniera adeguata”. Insomma, interpretando le parole del Pastore normanno, è come se fossero state smarrite le modalità della civile convivenza. Circostanza tanto più grave quanto a farlo sono dei Cristiani per i quali il rispetto dell’altro è un principio cardine.

Il vescovo della diocesi normanna, poi, non tralascia un pensiero per le famiglie, per tutte le famiglie, quella dell’assassino compresa, coinvolte nella grande tragedia di domenica mattina. Un messaggio di solidarietà sentita, fatta di pensiero più che di parole a fronte di un episodio che non può essere, appunto, spiegato con le parole.

“Di fronte a tutto questo – afferma Spinillo – si rimane sbalorditi. E’ molto difficile trovare parole di consolazione, ma vogliamo, comunque, esprimere la nostra vicinanza sia alla famiglia del fruttivendolo che è rimasto coinvolto in questa strage sia alla famiglia delle altre vittime di questo assurdo episodio. Esprimiamo ai familiari tutti delle quattro vittime la nostra solidarietà per un dolore che non ha spiegazioni. C’è bisogno di parole di fraternità. Ci auguriamo che da queste vicende nascano situazioni nuove, che si impari a vivere in mondi nuovi”.

“A fronte di episodi di questo tipo – conclude monsignor Spinillo – è come se il nostro Cristianesimo fosse un po’ diluito, come se non fossimo più capaci di gestire i rapporti interpersonali. Dobbiamo imparare tutti, insieme con le famiglie coinvolte, proprio perché cristiani, a vivere in una maniera nuova i rapporti”.

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