Calvi Risorta, la mega discarica nell’ex Pozzi nel decreto Terra dei Fuochi

di Redazione

Calvi Risorta (Caserta) – Accordo tra i ministeri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute per inserire Calvi Risorta nell’area decreto Terra dei Fuochi ed avviare immediatamente le procedure di emergenza. Lo rende noto il ministero dell’Ambiente spiegando dopo una riunione per avviare le procedure previste dal decreto legge n. 136/2013 (decreto Terra dei fuochi) per l’inserimento di Ercolano (Napoli) e Calvi Risorta (Caserta) nell’elenco dei Comuni sui quali svolgere indagini tecnico-scientifiche per la verifica della destinabilità ad uso agricolo dei terreni.

“Un piano che nei prossimi giorni sarà condiviso anche con la Regione Campania. Un intervento urgente e necessario in seguito al rinvenimento, nei due Comuni, di rifiuti interrati in zone limitrofe ai terreni coltivati. Un’emergenza già affrontata nei giorni scorsi dal ministro Galletti con il comandante del Corpo Forestale dello Stato e del Comando Carabinieri tutela dell’ambiente in seguito al rinvenimento della discarica sotterranea di Calvi Risorta”.

Su tali interramenti, si legge nella nota, sono in corso indagini da parte dell’Autorità giudiziaria e del Corpo Forestale dello Stato. Alla riunione hanno partecipato rappresentanti dei ministeri dell’Agricoltura, Ambiente, della Salute e del Corpo Forestale dello Stato.

Intanto, si continua a scavare nell’area ex Pozzi Ginori di Calvi Risorta, anche oltre i nove metri nel sottosuolo. Sul posto una delegazione della Commissione Antimafia, il cui componente, Massimiliano Manfredi, deputato del Pd, ha annunciato che chiederà al presidente della Regione, Vincenzo De Luca, “di rendersi conto con i propri occhi della situazione che oggi ho verificato in questa discarica”. “Oggi, con il Corpo della Forestale che ringrazio e sta facendo un importante lavoro, ho visitato l’area delle trincee a ridosso della zona posta sotto sequestro giudiziario dove sono presenti esclusivamente rifiuti industriali e dove è chiaro l’utilizzo della cosiddetta ‘tecnica del biscotto’ su tre strati già vista con il sistema dei casalesi, la presenza massiccia di fanghi industriali ormai essiccati e seppur limitata di intere lastre di amianto impacchettate”, aggiunge Manfredi.

Il deputato ha detto di attendere “il risultato delle analisi dell’Arpac e la continuazione degli scavi delle trincee su quella che era la vecchia strada che portava all’azienda Pozzi chiusa a metà degli anni Ottanta per capire l’entità dell’inquinamento eventualmente anche sulla falda acquifera e correlati senza creare allarmismi”. “Da questo primo sopralluogo – ha concluso Manfredi – senz’altro si evince anche per il lavoro a più strati, quindi un lavoro lungo e meticoloso, che l’entità del fenomeno è senza dubbio vasta e che l’inquinamento copra gran parte dei 25 ettari di terreno. Trattandosi di una proprietà privata non destinata ad uso agricolo la zona non è stato oggetto del monitoraggio previsto dal decreto Terra dei Fuochi, ma comunque riporterò le impressioni raccolte oggi ai presidenti della Commissione Ambiente e della Commissione d’inchiesta bicamerale sulle Ecomafie, rispettivamente Ermete Realacci e Alessandro Bratti per un sopralluogo congiunto delle commissioni competenti”.

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