Caso Standard: sono 193 e non 73

di Nicola Rosselli

Aversa – Sono 193 e non i 73 individuati dalla Guardia di finanza gli standard urbanistici. Già catalogati e pronti, quindi, ad essere utilizzati dalla collettività. Ma così non è nella realtà, considerato che sono tantissimi quelli occupati dai privati impunemente e destinati ad essere oggetto di usucapione così come è stato per quei 1600 metri quadrati, in via San Lorenzo transitati dal patrimonio del comune di Aversa a quello della famiglia Marino, con un esponente vice sindaco a Casaluce e candidato alle ultime regionali di ieri.

Quello di 193 non è un numero a caso. Sono gli standard urbanistici che già poco meno di venticinque anni fa erano stati catalogati in un inventario del patrimonio comunale commissionato dall’allora amministrazione comunale guidata dall’ultimo sindaco di centrosinistra aversano, Lello Ferrara, con il suo assessore al ramo Marcantonio Abbate. Ad eseguirlo i dipendenti comunali dell’ufficio patrimonio. Quell’inventario, utilissimo sempre, ma soprattutto in un momento come quello attuale, dove la spending rewiev la fa da padrona, dovrebbe essere ancora sulla casa comunale e fare da guida non solo alla guardia di finanza e alla Corte dei Conti, ma anche all’attuale amministrazione comunale che del recupero degli standard ha fatto una battaglia che si spera non sia solo di facciata e vada a colpire in maniera indiscriminata tutti gli occupanti di standard.

Standard che, al di là di quello di via San Lorenzo, in diversi sarebbero ritornati nella titolarità dei privati che li avevano ceduti al comune, almeno quelli oggetto di cessione precedentemente all’ultimo condono edilizio. A rivelarlo un dipendente dello stesso ufficio patrimonio, che spiega, secondo la sua visione dei fatti, come diversi sarebbero stati quelli che, denunziando un abuso edilizio, lo condonano pagando l’oblazione prevista e non cedono più lo standard che, invece, al momento della concessione avevano dichiarato di voler cedere. Su moltissimi di questi standard ci sarebbero oggi soprattutto garage o parchi gioco a servizio di condomini. Insomma, le indagini delle fiamme gialle aversane dovrebbero essere ancora al di là dal considerarsi concluse  e quello strumento offerto dall’allora amministrazione Ferrara potrebbe costituire una sorta di bibbia dalla quale non poter prescindere.

Ma gli standard potrebbero rappresentare solo una parte delle indagini condotte dagli uomini del colonnello Danilo Toma che, da quanto è dato sapere, infatti, si starebbero interessando anche al mancato utilizzo della Casa dello studente fatta realizzare dall’amministrazione guidata dall’allora sindaco Mimmo Ciaramella e mai utilizzata dall’Adisu, la struttura regionale che si occupa del diritto allo studio degli universitari. Grazie ai fondi europei, il vecchio e oramai in disuso carcere mandamentale è stato trasformato in casa dello studente con camerette e strutture collettive.

A fronte di questa situazione da tempo dorme sonni tranquilli la bozza per l’utilizzo degli standard che ha già passato l’esame delle commissioni consiliari urbanistica e statuto.

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