Uffizi nella villa “Don Diana”: il Bello contro Gomorra

di Nicola Rosselli

Casal di Principe – Il Bello contro le barbarie e la ferocia della camorra. Evento di sfida e di riscatto quello che vedrà la presenza della Galleria degli Uffizi, il più importante museo italiano, in terra di una Gomorra che non vuole rimanere tale. Gli Uffizi a Casal di Principe, il Bello nella villa confiscata a un boss della camorra: Egidio Coppola, detto “Brutus”, luogotenente di “Cicciotto ‘e mezzanotte”, al secolo Francesco Bidognetti, uno dei capi storici del clan dei casalesi. Una villa che troverà un nuovo destino e, soprattutto, un nuovo nome. Sarà, infatti, intitolata a don Peppino Diana, il parroco che il 19 marzo del 1994 fu ammazzato nella sacrestia della sua parrocchia a Casal di Principe mentre si apprestava a celebrare messa.

“La luce vince l’ombra” è il significativo titolo della mostra che si inaugurerà il 21 giugno, prossima tappa della collana di mostre “Città degli Uffizi”, che da qualche anno porta in giro le opere dei depositi della Galleria con l’obiettivo di farle conoscere e di restituire a centri lontani dai circuiti turistici la nobiltà del loro passato. Dal 2008 gli Uffizi hanno fatto tappa in diciassette città, mai però, in questi sette anni si era pensato di chiedere ospitalità in quel territorio famigerato (terra dei fuochi, Gomorra) dove anche lo Stato fa fatica ad imporre la sua presenza positiva. Un evento, non nascondiamolo, che fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile anche solo da immaginare. Invece, è, oramai realtà, anche grazie all’impegno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Renato Natale e di decine di giovani casalesi. Gli “Ambasciatori della Rinascita”, così sono stati chiamati i quaranta giovani che faranno da guida ai visitatori della mostra, che non dovranno avere carichi penali o aver riportato condanne, né legami di parentela con criminali, camorristi in particolare.

Tra le opere prestate dagli Uffizi ci saranno, capolavori tra capolavori, Vanità di Mattia Preti e S. Caterina d’Alessandria di Artemisia Gentileschi oltre alla ricostruzione de Il concerto musicale di Bartolomeo Manfredi (opera irrimediabilmente danneggiata dalla violenza stragista di cosa nostra, che “sarà messaggero di speranza e rinascita, là dove si sta risorgendo contro la violenza della camorra” come ha tenuto ad evidenziare Antonio Natali, direttore del museo fiorentino nel commentare la scelta del quadro danneggiato dalla bomba che nella notte del 27 maggio 1993 scoppiò in via Georgofili a Firenze, provocando cinque morti. In arrivo anche nove opere

dal museo Capodimonte di Napoli, una dal museo provinciale di Capua e il famoso titolo de Il Mattino in occasione del terremoto del 198° in Campania, il “Fate Presto” di Andy Warhol dal Palazzo Reale di Caserta.

Siamo, comunque, di fronte ad un working in progress come il direttore degli Uffizi ha dichiarato ad un quotidiano, ricordando di aver invitato i direttori dei principali musei europei per l’inaugurazione: “Ha già risposto quello del Louvre e non escludo che porti alcune opere, mentre il direttore dei musei Vaticani, Antonio Paolucci fa parte del comitato d’onore”.

Ci piace chiudere con le dichiarazioni, allo stesso quotidiano, di Valerio Taglione, presidente del Comitato don Diana, sui ragazzi volontari: “Esprimono la voglia di un nuovo senso di identità: abitare non più le terre di camorra ma le terre di don Peppe. Sogni, speranze, entusiasmi che non devono restare nel cassetto. Sarà importante se riusciremo a raccontare non solo la mostra ma anche il territorio, il buono e il bello che si è realizzato. Nessuno ci viene a salvare, questa è una splendida occasione, il resto tocca a tutti noi”.

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