Elezioni Sicilia 2012, voti in cambio di lavoro e denaro: cinque arresti

di Redazione

Palermo – I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal gip di Palermo, Ettorina Contino, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, procuratore aggiunto Vittorio Teresi, nell’ambito di una più ampia indagine che vede indagati 28 persone per i reati di scambio elettorale politico mafioso, corruzione elettorale, peculato, malversazione ai danni dello stato, usura e corruzione.

I provvedimenti restrittivi, richiesti dai pm Del Bene, Picozzi, Scaletta e Luise, sono stati disposti nei confronti di Antonino Dina, Roberto Clemente, Francesco Mineo, Giuseppe Bevilacqua e Leonardo Gambino, per aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri, in occasione delle ultime elezioni di maggio ed ottobre 2012 per il rinnovo, rispettivamente, del Consiglio Comunale di Palermo e dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Le attività investigative traggono origine dall’approfondimento dei legami esistenti tra un politico palermitano, Giuseppe Bevilacqua, ed esponenti della locale criminalità organizzata, con particolare riferimento al mandamento mafioso di “Tommaso Natale”, grazie ai quali il primo per sua stessa ammissione – come emerso dalle indagini – già nel 2007 aveva ottenuto la nomina a Consigliere presso la Settima Circoscrizione del Comune di Palermo.

L’operazione “Agorà”, come denominata dalle Fiamme Gialle, ha fatto emergere come in occasione delle consultazioni di maggio 2012 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Palermo, Bevilacqua, candidato nelle file del partito “Cantiere Popolare”, in cambio della promessa di “posti di lavoro” per familiari ed amici suoi “sostenitori”, fra cui alcuni nomi storici di mafia, faceva nuovamente ricorso all’illecito scambio ed “appoggio” elettorale. Bevilacqua, non si è fatto alcuno scrupolo pur di ottenere benefici economici ed elettorali, neanche quando ha fatto ricorso ai prodotti alimentari destinati ai bisognosi.

L’uomo politico ha, infatti, indirizzato prima presso la propria segreteria l’attività di distribuzione di generi alimentari forniti dalla fondazione “Banco delle Opere di Carità”, per poi prevalentemente destinarla quale merce di scambio per ottenere, in modo criminale, vantaggi economici personali nonché consensi elettorali, da parte degli stessi indigenti che avrebbe dovuto aiutare. Al riguardo, si rappresenta che sono tuttora in corso gli accertamenti finalizzati a consentire la corretta qualificazione giuridica di tale condotta.

Le elezioni comunali non hanno avuto l’esito sperato dal Bevilacqua che, nonostante i 1.114 voti ottenuti, si classificava terzo, e quindi primo dei non eletti del suo partito. Insoddisfatto, le elezioni regionali indette per il successivo mese di ottobre 2012 costituivano per Bevilacqua un’ulteriore opportunità per ottenere il seggio al Consiglio comunale. Le indagini, infatti, hanno evidenziato che concludeva un accordo con il collega di partito Roberto Clemente, già vincitore delle precedenti elezioni comunali.

Bevilacqua si impegnava ad appoggiare la candidatura di Clemente, ottenendone in cambio, in caso di elezione all’Assemblea Regionale, l’impegno a dimettersi dalla carica di Consigliere comunale per favorirlo in quanto primo dei non eletti.

Nonostante il successo politico (ben 7.267 voti), Clemente non si dimetteva dal proprio incarico comunale. Sempre durante le stesse consultazioni regionali, Bevilacqua concludeva analoghi accordi criminali con altri due esponenti politici locali, Antonino Dina, detto Nino, e Francesco Mineo – entrambi già Deputati Regionali, il primo dei quali rieletto – interessati, al pari di Clemente, a beneficiare del consistente bacino elettorale del Bevilacqua.

In contropartita, Dina offriva sia denaro, sia utilità consistenti nell’attribuzione di incarichi presso enti pubblici a persone indicate da Bevilacqua, con la precisazione che avrebbero prestato attività lavorativa solo fittiziamente a fronte di una retribuzione reale. Mineo, invece, prometteva l’erogazione di un finanziamento dell’importo di 20mila euro a favore di un’associazione riconducibile ad un familiare di Bevilacqua.

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