Elezioni Gb, trionfa Cameron. Raffica di dimissioni tra gli sconfitti

di Redazione

Londra – “Ho incontrato la regina, formerò un nuovo governo”. David Cameron trionfa alle elezioni britanniche e, forte della maggioranza assoluta dei seggi, si prepara ad altri cinque anni a Downing Street. E conferma: “Ci sarà un referendum sul nostro futuro in Europa”.

Raffica di dimissioni tra gli sconfitti: Ed Miliband lascia la guida del Labour, Nick Clegg quella dei LibDem e Nigel Farage dell’Ukip. In Scozia trionfano i nazionalisti dell’Snp.

I Tory hanno conquistato la maggioranza assoluta dei seggi e potranno quindi governare il Regno Unito da soli. Il partito conservatore, con il 36,8% dei voti, ha conquistato infatti 331 seggi su 650, contro i 232 del Labour Party (30,5%). Seguono gli scozzesi dell’Snp a 56 seggi (4,7% dei voti) e i LibDem a 8 (7,8%). Un solo seggio per l’Ukip (12,6%): Nigel Farage fuori dal Parlamento. Gli altri seggi sono stati assegnati a formazioni minori.

Risultati alla mano, già nel giorno dello spoglio il premier uscente ha incontrato la regina Elisabetta II e ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo.

“Questa è la vittoria più dolce, abbiamo sconfitto anche i sondaggi e i commentatori”, sottolinea con un pizzico di ironia Cameron rivolgendosi agli attivisti del suo partito e invitandoli a celebrare il risultato delle elezioni. “Quel che più conta è che abbiamo ancora l’opportunità di servire il Paese”, conclude.

La mancata conquista dell’indipendenza dalla Gran Bretagna nel referendum di settembre 2014 non ha frenato le ambizioni dei nazionalisti scozzesi. Anzi, da quella sconfitta è partita la riscossa guidata dalla 44enne Nicola Sturgeon. Il suo Snp, Scottish National Party, ha ottenuto percentuali record nei collegi scozzesi sfiorando il cappotto totale: 56 seggi su 59. “Il leone di Scozia ha fatto sentire il suo ruggito, inconcepibile ignorarci”, dichiara euforico l’ex leader Alex Salmond. L’Snp porta in Parlamento anche la più giovane deputata mai eletta dal 1667 a oggi, la 20enne Mhairi Black.

Ci si aspettava un testa a testa. E invece la svolta “red” di Ed Miliband non ha convinto i sudditi di Sua Maestà. Il sogno del riscatto, per il Labour Party, si è trasformato in un incubo. Niente Downing Street, dunque. E il leader del partito si dimette: “La Gran Bretagna ha bisogno di un partito laburista forte ed è tempo che qualcun altro assuma la sua leadership”, dichiara Miliband.

Il leader dei Libdem e vicepremier britannico uscente, Nick Clegg, ha salvato per un soffio il suo seggio di deputato, uno dei soli 8 conservati da un partito che ne ha persi 46 crollando di 15 punti percentuali. Una debacle che ha convinto Clegg a rassegnare le dimissioni “E’ dolorosamente chiaro che è stata una notte crudele e punitiva”, commenta Clegg ammettendo l’evidente disfatta elettorale.

L’Ukip, alleato con M5S all’europarlamento, conquista un solo seggio. E il suo leader, Nigel Farage, resta fuori dalla Camera dei Comuni. Nel suo collegio è stato battuto per circa 2mila voti dal conservatore Craig MacKinlay. “Mi levo un peso enorme – dice Farage annunciando le sue dimissioni – Non mi sono mai sentito più felice”. Nel suo intervento Farage critica anche il sistema elettorale e la discrepanza fra il numero di seggi ottenuti, uno, e l’alta percentuale di voto popolare, oltre il 12%.

Tutt’altra atmosfera negli ambienti finanziari. La vittoria dei conservatori spinge la sterlina che, in avvio dei mercati, sale del 2,2%, il maggior balzo dal 2009, nei confronti dell’euro a 0,722 pence e dell’1,8% verso il dollaro a 1,551. Apertura in deciso rialzo anche per la Borsa di Londra. Il Ftse 100 ha aperto in aumento dell’1,19% per poi accelerare subito a +2%.

Affluenza al voto in aumento secondo i dati reali parziali, ma consolidati, diffuso dai media britannici. Dei quasi 50 milioni di cittadini aventi diritto si è recato giovedì alle urne oltre il 66%.

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