Strage museo del Bardo: marocchino arrestato nel Milanese

di Stefania Arpaia

Milano – Si chiama Abdel Majid Touil e ha 22 anni, il ragazzo tunisino arrestato con l’accusa di essere responsabile dell’attentato del museo del Bardo di Tunisi in cui morirono 21 stranieri e 4 italiani. Era stato già identificato a Porto Empedocle, lo scorso mese di febbraio, dove era giunto a bordo di un barcone insieme ad altri 90 clandestini poi le sue tracce si erano perse.

E’ finito in manette martedì sera, arrestato dalle forze dell’ordine intervenute a Gaggiano, nel milanese. Il tunisino è stato fermato nei pressi della casa della madre e dei fratelli, in via Pitagora, tutti con regolare permesso di soggiorno. Al momento dell’arresto Touil stava percorrendo a piedi la vicina strada provinciale.

Intervenuti sul posto agenti della Digos e del Ros che hanno bloccato l’uomo che dovrà rispondere della pianificazione e dell’esecuzione materiale dell’attentato al Bardo. Sequestrato del materiale che sarà analizzato dall’intelligence per scoprire un effettivo legame tra il ragazzo e la vicenda e risalire all’identità dei complici.

Era stato emesso nei confronti del tunisino un decreto di espulsione dal questore di Agrigento. L’allarme della sua presenza in Italia è arrivato dalla stessa intelligence, ha fatto sapere il dirigente della Digos di Milano, Bruno Megale. “Lo abbiamo individuato solo ieri, anche se sapevamo da tempo che bazzicava l’appartamento dei suoi”, ha spiegato Megale. 

Potrebbe essere attivata la procedura di estradizione in vista del mandato di cattura internazionale. La procura generale di Milano deve ricevere gli atti relativi alla cattura e la richiesta di estradizione in vista di un’udienza davanti alla Corte d’Appello che dovrà decidere. Sulla carta potrebbe essere valutato anche il fatto che in Tunisia vige la pena di morte. 

Per il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, l’arresto del sospettato dimostra “l’eccellente lavoro delle Forze di Polizia: congratulazioni ai nostri uomini in divisa, agli inquirenti e all’intelligence, che hanno saputo tessere con alta professionalità la rete investigativa, senza escludere alcun canale di possibile infiltrazione”.

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