Ecoreati, Romano: “Riforma di civiltà”

di Redazione

Aversa – “Non è stato l’ennesimo rinvio. Dopo ben 21 anni dalla prima proposta, abbiamo approvato definitivamente la legge sugli ecoreati. E’ una riforma di civiltà che colma il vuoto normativo”. Questo il primo commento, a caldo, del senatore Lucio Romano (Democrazia Solidale) in merito alla legge appena approvata in via definitiva che prevede, espressamente, i reati in materia ambientale.

“Si tratta – ha continuato l’esponente di Democrazia Solidale – di una risposta concreta agli innumerevoli danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, in Campania e non solo. Ricordiamo le vicende Eternit, quelle di Taranto, Gela, Marghera, Crotone, Bussi. I numeri al Senato parlano chiaro: ampio consenso parlamentare, non senza eccezioni, dopo anni di attesa per legiferare in un ambito di così rilevante impatto sociale e sanitario. All’indomani dell’approvazione non mancano anche posizioni contrastanti, prevedibili in un dibattito conflittuale, tra coloro che ritengono la legge insufficiente e chi, viceversa, paventa il rischio di un sistema troppo punitivo a fronte di non chiare definizioni dei reati. Comunque significativa la posizione di Legambiente e Libera che avevano rivolto un appello per l’approvazione della legge, così come è stata poi licenziata al Senato”.

Per quanto riguarda le principali novità apportate, il Senatore Romano ha dichiarato: “Prima di tutto è bene ricordare che scopo della legge approvata è quello di trovare un equilibrio secondo i principi di ragionevolezza e di determinatezza delle fattispecie penali. Sono stati introdotti i reati di inquinamento e disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, omessa bonifica e impedimento di controllo. Inoltre, è previsto il ravvedimento operoso, vale a dire la possibilità di una diminuzione della pena per chi si adopera per evitare che l’attività illecita sia portata a conseguenze ulteriori o provvede alla messa in sicurezza, bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi. Tali attività riparatorie devono avvenire “concretamente” e, in relazione alla tempistica, prima che sia dichiarata l’apertura del dibattimento di primo grado. Così per il concreto aiuto all’autorità di polizia o giudiziaria per la ricostruzione dell’illecito e nell’individuazione degli autori. Particolare attenzione merita il nuovo reato di disastro ambientale, da tempo invocato dagli operatori del diritto, che prevede la reclusione da 5 a 15 anni. Già nel 2008 la Corte costituzionale auspicava la tipizzazione di un’autonoma figura di reato. Infatti, fino a ieri si ricorreva alla funzione di supplenza svolta dal c.d. disastro innominato che non poche difficoltà ha posto. Altra novità è il delitto di inquinamento ambientale, punito con la reclusione e la multa, quando si cagiona una compromissione o un deterioramento rispetto allo stato preesistente, delle acque o dell’aria, del suolo o del sottosuolo. Per morte o lesioni derivanti dall’inquinamento ambientale sono previste pene, graduate secondo la gravità delle conseguenze, fino a un massimo di 20 anni nel caso di plurimi eventi e a carico di più persone”.

“Questa legge – conclude Romano, che è anche componente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama – ha una importante valenza sociale e giuridica, la cui efficacia sarà monitorata sulla corrispondenza concreta agli obiettivi che sono stati dati. Ma non possiamo ritenere che tutto è risolto. Sarebbe un grave errore. Non dimentichiamo l’urgenza delle bonifiche, dove ancora possibile, il monitoraggio epidemiologico per micro aree e gli screening sanitari selettivi, l’emergenza del lavoro in nero. Lo impongono i nostri doveri istituzionali, le tante vittime, le nostre coscienze, le generazioni future”.

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