Alla “Federico II” ultimo incontro su Dante, lo scrittore divino

di Gabriella Ronza

Napoli – Si è concluso il 14 maggio, al Chiostro di San Marcellino (Largo San Marcellino e Festo), sede della facoltà di Scienze Politiche, il ciclo di incontri commissionato dall’Università Federico II (F2 cultura) che aveva come protagonista Dante e la sua “Divina Commedia”, per celebrare i 750 anni dalla sua nascita.

L’ultima lezione, dal titolo “Descrivere Dio: l’ultimo canto del Paradiso”, è stata tenuta dal professore Andrea Mazzucchi del Dipartimento di Studi umanistici. L’afflusso di studenti e dantisti è stato anche questa volta soddisfacente e il convegno ha entusiasmato gli appassionati tanto da muoverli ad un lungo applauso finale.

Il professor Mazzucchi si è concentrato dapprima sulla descrizione di alcune miniature provenienti da un manoscritto di commissione aragonese e, in seguito, partendo dal libro di Lagercrantz Olof “Scrivere come Dio. Dall’inferno al paradiso” ha voluto esemplificare le motivazioni per le quali si può considerare la mano di Dante “divina”.

“Per descrivere Dio, si deve scrivere da Dio” ha dichiarato. “Anche i temi più lontani da noi, come quello della risurrezione della carne, difficile da accettare perfino per chi ci crede, vengono da Dante descritti con una tale bellezza e umanità da far commuovere”.

Si è passati poi al commento dell’ultimo canto del Paradiso e alla preghiera alla Vergine ivi presente, paragonando Maria ad una porta verso il divino opposta a quella presente nel canto III dell’Inferno che si apre alla dannazione eterna.

Dopo aver letto il celebre verso “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, il professor Mazzucchi ha affermato che terminare la lettura della Commedia è solo l’inizio di un nuovo viaggio. A tal proposito, ha citato la frase del poeta Thomas Stearns Eliot: “Ciò che noi chiamiamo inizio è spesso la fine e la fine è solo un inizio. La fine è ciò da cui noi iniziamo”.

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