Strage Kenya, Papa Francesco: “Lavorare per porre fine a violenza e odio”

di Stefania Arpaia

Roma – “Chiedo a tutte le autorità di raddoppiare gli sforzi e lavorare per porre fine a una tale violenza e odio, verso l’alba di una nuova era di fraternità, giustizia e pace”.

Sono queste le parole di Papa Francesco in merito alla strage avvenuta nel Campus universitario di Garissa, in Kenya, dove hanno perso la vita 147 studenti  e 4 agenti per mano di un commando armato di Shabaab.

Il Pontefice ha inviato un messaggio al cardinale John Njue, presidente della Conferenza episcopale del Paese africano e arcivescovo di Nairobi, dove avrebbe scritto di essere “profondamente rattristato dalla immensa e tragica perdita di vita causata dal recente attacco nel Garissa University College”.

“Il Papa assicura preghiere e vicinanza spirituale alle famiglie delle vittime e a tutti i keniani, in questo tempo doloroso. Raccomanda le anime dei defunti alla infinita misericordia di Dio Onnipotente, e prega perché tutti coloro che sono nel lutto vengano confortati nella loro perdita. In unione con tutte le persone di buona volontà in ogni parte del mondo – prosegue il messaggio – Sua Santità condanna questo atto di brutalità senza senso e prega per un cambiamento del cuore di coloro che lo hanno perpetrato”, recita la missiva inviata a nome del Papa dal segretario di Stato cardinale Pietro Parolin.

Nel frattempo, è stato identificato il mandante dell’assalto degli Shabaab al campus universitario. Si tratterebbe di Mohamed Mohamud Kuno, conosciuto anche come Dulyadin e Gamadhere, ex capo di una scuola teologica musulmana.

Prima dell’insegnamento Kuno avrebbe lavorato per una fondazione che si occupava di aiutare i musulmani più poveri nel mondo. Poi dal 1997 al 2000 avrebbe diretto l’istituto Madrasa Najah a Garissa e successivamente si sarebbe unito alle Corti Islamiche in Somalia.

Unitosi al gruppo di jihadisti somali, avrebbe rivendicato anche l’attacco terroristico dello scorso 22 novembre 2014 contro un autobus nei pressi di Mandera, costato la vita a 28 passeggeri non musulmani, colpevoli secondo i miliziani di “non conoscere il Corano”.

Al momento Kuno è latitante, ma la polizia avrebbe offerto una taglia di 220mila dollari a chiunque sia in grado di dare informazioni che conducano al suo arresto.

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