Elemosina, quando anche la povertà diventa “reato”

di Gabriella Ronza

Ci si ferma dinanzi ad un semaforo e, intanto che si aspetta il verde, un mendicante si avvicina. Ha degli utensili in mano per lavare il vetro anteriore della vettura o un pacco di fazzoletti per racimolare qualche spicciolo.

Questa è una situazione che ormai viene del tutto considerata normale e che ognuno di noi vive continuamente quando si muove per strada.

Il bisognoso che si trova al semaforo, o dinanzi ad una chiesa o all’uscita della stazione, fa una cosa che venti anni fa era considerata reato: chiede l’elemosina.

Nel dicembre 1995 la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale la norma del codice penale (articolo 670, primo comma) che puniva con l’arresto fino a tre mesi “chiunque mendica in luogo pubblico o aperto al pubblico”.

Sono passati venti anni, le menti sono cambiate, il mondo si muove velocemente e non tutti riescono a stare al passo, non tutti hanno sostenuto il peso della crisi. Così, il numero di mendicanti, soprattutto extracomunitari, è aumentato a dismisura nei centri urbani. Alla luce di ciò, durante questo marzo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha annunciato “una legge contro il degrado urbano e sulla sicurezza nelle città” che riporterà nell’ambito della punizione penale il cosiddetto “accattonaggio molesto”. La riforma sembrerebbe, quindi, un ritorno al passato, anche se meno severo.

Ogni legge, così come ogni pena, deve essere sempre rapportata al momento storico della sua attuazione; quando nel 1995 l’articolo 670, primo comma fu abrogato la Corte addusse numerose giustificazioni in ambito sociologico: “Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società più avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, per cui non si può non cogliere con preoccupata inquietudine l’affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a nascondere la miseria e a considerare le persone in condizione di povertà come pericolose e colpevoli”.

La legge “anti elemosina” rispondeva, infatti, a una mentalità tipicamente ottocentesca dove mendicanti e senza tetto erano considerati “deviati”.  La “riforma” odierna è, quindi, un salto nel passato ed è causata da una società in cui, ormai, i rapporti cittadini – istituzioni sono sempre più difficili e fragili, soprattutto quando quei cittadini sono gli ultimi.

La novità dovrebbe essere l’”accattonaggio molesto”, una frase che potrebbe far intendere qualsiasi cosa, visto che rientra in una percezione del tutto soggettiva della “vittima”.

Questo è il paradosso di un paese che si vedrà protagonista di un “Giubileo della misericordia” e che trasmette continuamente in Tv o su altri mezzi di comunicazioni “pubblicità – solidarietà” grazie alle quali si possono donare soldi ad associazioni per poveri in tutto il mondo, ma che sancisce come “reato” l’elemosina dei suoi stessi poveri.

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