Contrabbando di alcolici, arrestati tre fratelli aversani

di Redazione

Aversa – Dodici ordinanze di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, eseguite dai finanzieri del comando provinciale di Napoli in diverse regioni italiana nei confronti di persone ritenute appartenenti ad una banda dedita al contrabbando internazionale di prodotti alcolici, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, false esportazioni ed evasione di imposta in materia di accise e Iva.

Un giro di malaffare stimato in oltre 60 milioni di euro quello, secondo gli investigatori, realizzato dal gruppo, con base operativa in Campania e attivo anche all’estero, tra Gran Bretagna, Germania, Svizzera e Romania. Per questo motivo, infatti, il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha disposto anche il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per un valore di oltre venti milioni di euro.

In carcere sono finiti tre fratelli di Aversa Vincenzo, Mattia e Mauro Barretta, rispettivamente di 39, 40 e 38 anni.

Le indagini, culminate nell’operazione delle Fiamme Gialle, denominata “Last Orders”, hanno consentito di accertare l’esistenza di un articolato sistema di frode, basato tendenzialmente sull’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti finalizzate a fornire a società “cartiere”, appositamente costituite, anche all’estero, i proventi necessari per simulare contabilmente il pagamento per l’acquisto di ingenti quantitativi di prodotti alcolici, in realtà ceduti in totale contrabbando in diversi paesi europei.

Le due società a capo dell’organizzazione utilizzavano dati in proprio possesso di soggetti ignari, già clienti e fornitori, che nelle annualità precedenti avevano intrattenuto rapporti commerciali con le stesse, per produrre documentazione contabile all’apparenza regolare, in modo da eludere i controlli delle autorità.

In altri casi, invece, l’emissione delle fatture false contava sulla collaborazione di soggetti giuridici inesistenti, creati attraverso una capillare e sperimentata rete di connivenze e di persone compiacenti, anche di nazionalità straniera, membri della stessa organizzazione con il compito di immettere in consumo, in totale contrabbando, milioni di litri di prodotti alcolici negli altri paesi dell’Unione Europea dove è vigente (anche per ragioni protezionistiche di tipo sociale) un’aliquota di accise molto più elevata rispetto a quella italiana.

Le operazioni illecite erano soprattutto poste in essere nell’arco temporale durante il quale le società si trovavano in amministrazione giudiziaria con la compiacenza dell’amministratore giudiziario delegato, fatto che ha evidenziato una non comune pericolosità fiscale tale da indurre il gip all’emissione delle ordinanze di custodia in carcere per i tre fratelli aversani, ritenuti a capo del sodalizio.

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