Alcoldipendenza in Campania: una nuova terapia e servizi dedicati

di Redazione

Napoli  – Si chiama Soft Therapy ed è un nuovo approccio terapeutico avviato da diversi mesi dall’Asl di Napoli 2 Nord e da quella di Caserta per contrastare il problema dell’alcoldipendenza in Campania, un fenomeno sempre più diffuso, dal forte impatto non solo sanitario ma anche sociale (aggressioni, risse, incidenti stradali, gravidanze indesiderate) e che ha pesanti ripercussioni sulla sfera personale e sulle relazioni affettive.

Il nuovo approccio, ideato e già adottato con successo al Policlinico Gemelli di Roma, punta ad affrontare il problema della dipendenza da alcol attraverso la sua riduzione graduale grazie all’associazione tra terapia psicosociale e Nalmefene, un nuovo farmaco disponibile in Italia da poco più di un anno e non ancora rimborsato dal SSN a differenza di molti altri paesi europei.

Consentendo di ridurre gradualmente il consumo, la nuova terapia offre l’opportunità di essere più facilmente accettata da chi non riesce o non vuole raggiungere l’immediata e totale astensione dall’alcol, l’unica soluzione finora disponibile per chi soffre di questo tipo di dipendenza. Un’opportunità alternativa all’astinenza che può più facilmente motivare ad iniziare e mantenere un percorso di cura e che proprio per questo ha spinto le due Asl ad utilizzare questo nuovo approccio.

La Soft Therapy rientra in una strategia di lotta alla dipendenza dall’alcol che le due Asl hanno scelto di condurre attraverso strutture e servizi specialistici. Entrambe hanno Unità Operative di Alcologia con personale specializzato e, soprattutto, separate dai SerT, i servizi per le tossicodipendenze, normalmente destinati anche all’assistenza delle dipendenze da alcol. Le due Unità, accessibili da tutta la popolazione della regione, rappresentano una risposta mirata e specifica che proprio per questo si è dimostrata efficace e decisiva per poter far emergere e affrontare il fenomeno. Le Unità possono essere contattate per richiedere informazioni sui servizi attivati dal lunedì al venerdì: ASL Caserta: 081.50.01.217 (8.00 – 16.00); ASL Napoli 2 nord: 081.30.00.649 (8.30 – 18.00).

La Soft Therapy, un’opportunità per far emergere e affrontare il problema con l’alcol. Se a livello nazionale si contano circa 1 milione di persone alcoldipendenti, la Campania fa certamente la sua parte con un trend però decisamente e fortemente in crescita.

Secondo dati dell’Asl di Caserta, ad esempio, nel 2013, il numero di persone che si sono rivolte ai servizi di alcologia per problemi di dipendenza dall’alcol è stato nettamente superiore a quello delle persone che hanno cercato aiuto per problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti. Il fenomeno tocca peraltro tutte le fasce della popolazione ma in modo crescente soprattutto le donne, spesso casalinghe. Ciò ha fatto sì che oggi l’alcoldipendenza non sia più un fenomeno prevalentemente maschile ma sia presente in ugual misura tra uomini e donne con rilevanti implicazioni sulla salute dato che l’alcolismo è responsabile di circa sessanta neoplasie ed è la terza causa di morte nel mondo. Il fenomeno riguarda anche i giovani.

“Insieme alla mia equipe – sottolinea il dottor Giorgio Di Lauro, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl 2 Nord di Napoli – abbiamo sondato, con questionari ad hoc, il comportamento di 1.500 giovani dell’hinterland di Napoli con l’intento di approfondire gli stili di vita e comprendere l’effettiva percezione del rischio derivante dall’abuso di alcol. I dati sono allarmanti, il 15% del totale sosteneva di essersi ubriacato nell’ultimo mese”.

Nonostante tutto ciò, sono ancora in pochi a cercare l’aiuto dei servizi sanitari, rendendo così l’alcoldipendenza un fenomeno sommerso e quindi poco trattato.

“Le ragioni sono diverse, anche culturali – sottolinea il Dott. Antonio D’Amore, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl di Caserta – Il consumo di alcol fa parte della nostra cultura, di origine contadina. E’ sempre stato tollerato e l’abuso, per quanto condannato, mai considerato come una patologia vera e propria e quindi tale da richiedere un intervento a livello medico. Il ricorso al medico avviene, infatti, solo quando subentrano gravi problemi fisici e di salute. Non di rado la scoperta di una dipendenza da alcool è una scoperta secondaria che avviene perché il paziente si è ricoverato per un problema epatico o perché il paziente va dal medico di famiglia manifestando una serie di sintomi che possono far pensare a una sindrome alcolica”.

Un altro importante motivo risiede nella soluzione terapeutica disponibile fino ad oggi, l’astensione. “Davanti all’astensione totale e immediata dal bere, – continua D’Amore – non pochi alcoldipendenti si spaventano e fuggono. O non iniziano il percorso di cura o se lo iniziano molto presto lo abbandonano perché non riescono a smettere. Con l’astensione in sostanza non riusciamo ad “agganciarli” al percorso di cura e ai nostri servizi di assistenza e ciò li fa rimanere o li riporta nella dimensione nascosta di questa patologia”.

La Soft Therapy si può porre come una soluzione efficace da questo punto di vista. “Con questa nuova terapia – sottolinea il dottor Di Lauro – il paziente può essere meno spaventato rispetto all’opzione dell’astensione. Ciò può motivarlo a non fuggire e a continuare la terapia come pure a iniziarla, sapendo che non gli verrà prospettata, da subito, la dura astensione. E’ certamente una via per tenerlo legato al percorso iniziato e portarlo all’astinenza finale”.

La Soft Therapy si basa su tre pilastri: terapia farmacologica a base di Nalmefene, disponibile in Italia con l’indicazione per la riduzione del consumo di alcol in pazienti con consumi ad elevato rischio, terapia riabilitativa di gruppo e/o colloqui periodici individuali con il medico orientati alla riduzione del consumo.

“Dopo solo alcuni mesi, incominciamo a vedere i primi positivi risultati. Con il nuovo approccio siamo riusciti a prendere in carico quelle persone che difficilmente avrebbero iniziato o continuato una terapia se posti di fronte all’astensione – sottolinea la Dott.ssa Monica Vanni, Responsabile dell’Unità Operativa di alcologia dell’Asl Napoli 2 Nord – Molti dei pazienti che non rispondevano ad altri trattamenti, infatti, hanno incominciato a dare buoni risultati riducendo gradualmente il consumo di alcol ma anche altri comportamenti da addiction eventualmente associati (come ad esempio cocaina, gioco d’azzardo, ecc.)”.

“I positivi risultati che stiamo avendo confermano l’efficacia della terapia e la scelta di adottare questo nuovo approccio – conclude il dottor D’Amore – Proprio la sua efficacia ci ha portato a farne anche un ‘uso compassionevole’ a vantaggio di quei pazienti che pur avendone un reale bisogno non avrebbero potuto permetterselo”.

“La crescente diffusione del problema – anche nei giovani – rende necessario creare una rete forte con tutti i soggetti pubblici e del privato sociale stilando dei protocolli di intervento, perché solo insieme si è più forti. – aggiunge Di Lauro – Da questo punto di vista la Soft Therapy può essere un efficace strumento. Per questo nella nostra Asl abbiamo deciso di dispensare il Nalmefene gratuitamente ai nostri pazienti”.

Le Unità Operative di Alcologia: una risposta mirata a chi soffre di problemi con l’alcol. Un altro ostacolo per cui l’alcoldipendenza fatica ad emergere risiede nella scarsa presenza di strutture e servizi a cui potersi rivolgere per chiedere aiuto. Mancano, in particolare, strutture specializzate in alcologia in grado di aiutare in modo mirato. Le strutture disponibili coincidono nella maggioranza dei casi con i SerT che sono però destinati all’assistenza alle tossicodipendenze e ai quali, in assenza di servizi specializzati, viene anche demandata l’assistenza per l’alcoldipendenza. Chi abusa di alcol però non si considera alla stregua di un tossicodipendente e quindi rifiuta i SerT come possibile supporto, rinunciando ad affrontare e risolvere il problema.

Le due Asl hanno fatto fronte a questo problema attraverso la creazione delle Unità Operative di Alcologia, servizi dedicati e mirati alle sole dipendenze da alcol. Le due Unità hanno al loro interno personale specializzato e sono, soprattutto, distinte dai SerT, elemento che ha facilitato la richiesta di aiuto anche da parte di altre province campane.

L’Unità di Caserta, operativa da 7 anni, riceve diverse richieste di aiuto a conferma che nel momento in cui si iniziano a dare risposte specifiche e mirate – differenziate da quelle per la tossicodipendenza – il problema inizia a emergere. Vista inoltre la gravità del problema, si prevede di predisporre posti letto per il ricovero di alcoldipendenti, gli unici riservati in tutta la regione Campania.

L’esperienza è identica a quella dell’Unità di Napoli, attiva da 10 anni e al cui interno vengono svolte attività di accoglienza, sanitarie e psicoterapiche insieme agli interventi riabilitativi. Ha aperto, inoltre, nell’aprile 2010 “Il Filo di Arianna”, l’unica struttura diurna semiresidenziale pubblica del territorio che si occupa specificamente di problematiche alcol-correlate e che prevede oltre alla psicoterapia individuale, familiare e di gruppo, diversi laboratori riabilitativi.

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