Meredith, venerdì la sentenza della Cassazione

di Redazione

Firenze – Slitta a venerdì 27 marzo la sentenza della Cassazione sul processo a Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher. I giudici saranno chiamati a decidere sui ricorsi contro le condanne a 25 e 28 anni inflitte dalla Corte d’assise d’appello di Firenze per il delitto compiuto a Perugia nel 2007. Sollecito sarà in aula, la Knox attenderà la sentenza a Seattle.

Se i ricorsi dovessero essere respinti le pene diventeranno definitive. Il dispositivo verrebbe subito trasmesso dalla Corte alla procura generale fiorentina che dovrà attivare (in poche ore è l’ipotesi più probabile) le procedure per l’arresto di Sollecito e quelle più complesse per l’estradizione della Knox.

Arrestati dalla polizia il 6 novembre del 2007, Sollecito e la Knox vennero condannati in primo grado e assolti in appello nell’ottobre del 2011 venendo scarcerati. Quella sentenza fu poi però annullata dalla Cassazione (il 26 marzo del 2013) che per questioni procedurali rimise gli atti ai giudici fiorentini. Quindi la nuova condanna con la quale è stato anche disposto il divieto di espatrio per Sollecito (che giovedì compirà 31 anni).

Secondo la ricostruzione dei giudici toscani, la Kercher venne uccisa in una “progressiva aggressività” innescata da una lite scoppiata nella casa di via della Pergola che divideva anche con la Knox. Per la Corte fu proprio quest’ultima a colpire mortalmente alla gola la studentessa inglese con un coltello da cucina poi sequestrato nella casa di Sollecito che a sua volta – sempre in base alla motivazione del collegio di Firenze – ne impugnava uno più piccolo e mai individuato.

All’aggressione prese parte anche Guede, l’unico a scegliere il rito abbreviato e che sta scontando una condanna ormai definitiva a 16 anni per “concorso in omicidio”. Il suo legale ha annunciato che chiederà ai giudici i permessi premio visto che è stata scontata quasi metà degli anni della pena. Guede potrebbe perciò presto uscire dal carcere.

Tesi alla quale si oppongono però le difese dei due giovani. Di “sviste, lapsus ed errori grossolani” hanno parlato nel loro ricorso i difensori del giovane pugliese, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori. In 653 pagine e 144 allegati hanno evidenziato quelli che ritengono i 200 errori della sentenza. In particolare sulle prove genetiche. Hanno contestato invece la “violazione della regola indiziaria” e come si è formato il “libero convincimento” i difensori della Knox, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova. Anche loro concentrati sulla questione del Dna ma anche sull’attendibilità di alcuni testimoni. Chiederà invece che vengano respinti i ricorsi la famiglia Kercher, costituita parte civile con gli avvocati Francesco Maresca, Serena Perna e Vieri Fabiani. I parenti della studentessa attenderanno a Londra la sentenza chiusi nel loro dolore ma con “la speranza che si metta fine” al caso dell’omicidio di Meredith Kercher.

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