India, stupri: censurato documentario. Naidu: “Volete screditare il Paese”

di Stefania Arpaia

New Delhi – E’ polemica in India per la diffusione di un documentario sui numerosi casi di femminicidio e di abusi sessuali.

Il filmato, girato dalla britannica Leslee Udwin, mostrerebbe l’intervista di un violentatore, Mukesh Sing, in carcere per aver abusato e ucciso una studentessa 21enne, nel 2012.

“Quando la stavamo violentando, non avrebbe dovuto reagire. Se fosse rimasta calma si sarebbe salvata.  Una ragazza per bene non dovrebbe andare in giro alle nove di sera”. E ancora: “Quando c’è uno stupro la donna è sempre più colpevole dell’uomo”. Queste sarebbero solo alcune delle frasi dichiarate dallo stupratore in merito all’accaduto, mostrando un’ideologia del tutto sessista e non colpevole dell’assassinio commesso.

Il documentario che andrà in onda in Inghilterra il prossimo 8 marzo, proprio nel giorno della festa della donna, è stato invece vietato laddove avrebbe maggiormente bisogno di diffusione per sensibilizzare la popolazione. 

La regista ha parlato di “censura sgarbata” mentre il ministro per Affari del Parlamento, Venkaiah Naidu, ha dichiarato: “Abbiamo il diritto di vietare il film in India. C’è una cospirazione internazionale per gettare discredito sul nostro Paese. Proveremo a bloccare la messa in onda anche all’estero”.

“Singh ha fatto commenti offensivi contro le donne – hanno detto i giudici che hanno diramato l’ordine di bloccare la messa in onda – creando così un’atmosfera di paura e tensione che può portare a delle proteste con rischi per l’ordine pubblico”.

Adirata la madre della vittima. “Sia impiccato e si faccia giustizia – ha dichiarato la donna, riferendosi all’aggressore – Queste persone sono una minaccia per la società e il governo deve eseguire la condanna a morte”.

Singh avrebbe abusato della giovane, il 16 dicembre 2012, mentre la vittima era sul bus guidato dallo stesso stupratore. Erano le 21, quando la ragazza stava tornando a casa dopo essere stata al cinema ma sull’autobus sarebbe stata colpita da sei uomini con una sbarra di ferro. Dopo aver subito le violenze, la 21enne è stata trasportata in un ospedale locale dove è morta dopo 9 giorni.

Gli uomini furono arrestati e condannati all’impiccagione ma le sentenze sono state sospese dalla Corte Suprema, lo scorso luglio, in attesa che si esamini un ricorso.

In merito al ruolo della donna, Singh avrebbe aggiunto: “I lavori domestici ed il mantenimento della casa è quello che spetta alle ragazze, non andare a zonzo nelle discoteche e nei pub di notte facendo cose sbagliate e vestendo indumenti sbagliati. Solo il 20% delle ragazze sono per bene e la gente ha il diritto di impartire una lezione a quelle che sbagliano”.

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