Festino gay blasfemo finanziato dal comune: Bologna sdegnata

di Gabriella Ronza

Bologna – Sul web la polemica non si placa. In tantissimi ne continuano a parlare con sdegno o con ironia: nell’occhio del ciclone c’è il party “Venerdì credici” al Cassero (storico locale arcigay) di Bologna. Ad avere innalzato il polverone è stato il tema e il soggetto della festa di Venerdì scorso: i partecipanti hanno vestito i panni del Messia al momento più sacro per la religione cristiana, la crocifissione. Le pose, come si nota dalla foto, sono risultate blasfeme e volgari: tre uomini hanno personificato Gesù e i ladroni assumendo atteggiamenti che alludono a pratiche sessuali. “Sono foto senza senso che non esaltano il mondo gay e la libertà di amare, ma denigrano solo una religione” ha tuonato qualcuno sui social.

il capogruppo forzista a Bologna, Michele Facci, ha affermato che: “sono iniziative blasfeme e offensive della dignità dei cristiani”; la consigliera comunale renziana Raffaella Santi Casali ha scritto invece che: “Non trovo una sola ragione per cui questa roba debba avere luogo in una sede del Comune e finanziata coi soldi di tutti”, richiamando i tagli a danno di minori, anziani e disabili. A quanto risulta, infatti, i soldi del “festino” e, in generale, di molte iniziative del circolo arcigay di Bologna provengono direttamente dalla tasca dei contribuenti. Forza nuova, a tal proposito, ha diffuso un comunicato stampa: “È sufficiente una breve consultazione sulla pagina facebook del Cassero e più precisamente al post che fa riferimento alla serata in questione per rendersi conto che i soldi pubblici di cui usufruisce il Cassero vengono spesi per sponsorizzare serate all’insegna della più becera blasfemia e del più spudorato vilipendio alla religione cristiana”.

Intanto, Michele Facci ha annunciato che intende presentare “un’interpellanza per chiedere all’amministrazione se sia opportuno continuare a finanziare certe iniziative come quelle di Cassero Lgbt che si è inventato la riproduzione fotografica delle vignette di Charlie Hebdo (N.d.r. l’ idea di queste pose deriverebbe infatti dal noto giornale satirico). La nostra costituzione garantisce il diritto a professare liberamente la propria fede e di conseguenza anche il diritto a non vedere derisa o denigrata e infamata la stessa fede”.

Più equilibrato si è presentato Claudio Mazzanti (capogruppo del PD a Bologna): “Non si tratta di censura o non censura. Censurare il Cassero non servirebbe a nulla. Piuttosto, è lo stesso circolo Arcigay che dovrebbe intervenire su chi ha organizzato la serata in modo chiaro, netto e duro”.

Il movimento gay difende il caso attraverso le parole di Franco Grillini (presidente del Gaynet e leader del movimento omosessuale italiano): “Giù le mani dal Cassero […] per una banale satira contro l’oppressione religiosa. Un mese fa erano tutti Charlie Hebdo, oggi sono tutti come Al Baghdadi!”

Per il circolo Arcigay quelle sulle foto blasfeme sono polemiche “pretestuose e strumentali”.

Il cardinale Carlo Caffarra ha scritto un durissimo comunicato: “Le fotografie della serata Venerdì credici al Cassero di Bologna sono un insulto di bassezza e di diabolica perfidia a Cristo in Croce. […]Addolora, ma non stupisce, costatare con che dispiegamento di forze si cerca di far passare l’idea che il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare, siano i nemici della libertà, delle giuste rivendicazioni, del progresso scientifico, della laicità e della democrazia”.

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