Clan Fabbrocino, 12 arresti nel Napoletano: c’è anche un assessore

di Redazione

Nola – 12 persone sono state arrestate, nell’ambito di un’operazione congiunta tra Dia, polizia e carabinieri, con l’accusa di far parte del clan camorristico Fabbrocino, operante nel Napoletano, tra i comuni di Nola e nelle aree limitrofe.

I reati ipotizzati sono associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni, estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, con l’aggravante del metodo mafioso. In corso sequestri di beni per un valore di cinque milioni di euro.

Tra gli arrestati Giovanni Fabbrocino, 41 anni, figlio del capoclan Mario, che fu condannato per l’omicidio di Roberto Cutolo, e anche l’assessore all’Urbanistica del comune di Nola, Giampalo De Angelis, originario di Roccarainola ed unico del Nuovo Centrodestra nella giunta di Forza Italia, di nomina esterna, dunque non eletto alle amministrative. Deve rispondere di associazione di tipo mafioso e del fatto di essere uno dei prestanome del clan. A lui viene ricondotta una delle aziende sequestrate durante l’operazione.

L’operazione, denominata “Breccia”, è scattata al termine di un’inchiesta sulle attività del clan che opera nei comuni di Nola, San Giuseppe Vesuviano, San Gennaro Vesuviano, Somma Vesuviana, Palma Campania, Camposano e nelle aree limitrofe. L’inchiesta ha riguardato anche gli interessi economici degli affiliati, con particolare riferimento alla gestione di attività commerciali e imprenditoriali riconducibili al vertice dell’organizzazione criminale e gestiti da persone insospettabili.

Sequestrati quote sociali, beni strumentali e pertinenze di tre imprese che operano nella produzione del calcestruzzo e nel settore florovivaistico, per un valore stimato in circa cinque milioni di euro. Sotto assedio il comune di Nola, dove ci sono state perquisizioni da parte della Dia e della Guardia di Finanza che però hanno avuto esito negativo.

“Fiducia nel lavoro degli inquirenti, ci auguriamo che De Angelis saprà chiarire gli addebiti nei suoi confronti ed per questo che, in via cautelativa, ho già provveduto al ritiro della delega a lui assegnata ed a nominare un nuovo assessore”, ha commentato il sindaco di Nola, Geremia Biancardi. “La vicenda, per altro risalente al 2006, – sottolinea il primo cittadino – non ha nulla a che vedere con il suo incarico di assessore cosi come risulta dal verbale della perquisizione effettuata presso il suo ufficio in municipio e che ha avuto esito negativo”.

L’indagine nasce anche da rivelazioni di collaboratori di giustizia e abbraccia un’arco temporale che va dal 2007 al 2012, focalizzandosi sul monopolio del mercato del calcestruzzo da parte della cosca dei Fabbrocino nel Nolano. Un controllo capillare di quel settore di produzione e commercio che è in continuità rispetto alla gestione del boss Mario, arrestato all’inizio degli anni 2000, cui proprio nel 2007 la Dia napoletana sequestrò l’impresa ‘La Fortuna srl’, intestata a prestanome, attraverso la quale il capoclan imponeva l’uso del calcestruzzo da lui prodotto e ai suoi prezzi.

Il lavoro delle forze dell’ordine ha mostrato che la cosca aveva replicato quel meccanismo attraverso la costituzione di nuove compagini societarie, (‘Gifra srl’ e ‘Raf srl’). La produzione del calcestruzzo in realtà, dicono gli investigatori, maschera le estorsioni compiute sul territorio, imponendo a chi opera nell’area forniture a costi determinati dalla ‘famiglia’ e non dal bilanciarsi di domanda e offerta. ‘Gifra srl’, infatti, aveva un listino prezzi maggiorato sensibilmente rispetto a quello praticato da imprese simili. Tra i pentiti che hanno contribuito all’inchiesta, il boss Marcello Di Domenico, a capo di una organizzazione rivale dei Fabbrocino, che nel giugno 2011, dopo l’arresto, inizia a parlare con i magistrati.

Ma anche le intercettazioni indicano il tentativo dei Fabbrocino di continuare a gestire in maniera monopolistica il redditizio segmento di mercato. Un esempio del loro operato si registra con l’affidamento privato dell’appalto della fornitura di calcestruzzo per la realizzazione di un centro sportivo a Camposano, andato proprio a ‘Gifra srl’. Il sequestro preventivo di beni ha riguardato dunque quote e beni sociali di questa ditta, quelli di ‘Raf srl’, e quelli della ‘Gieffe import-export srl’, che opera invece nel settore florovivaistico.

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