Neonata morta, il padre: “Non c’erano cannule per aspirare liquido da polmoni”

di Stefania Arpaia

Catania –Nicole aveva del liquido nei polmoni e non c’erano le cannule per aspirarlo”. E’ la denuncia shock di Andrea di Pietro, padre della neonata morta in ambulanza per mancanza di posti negli ospedali vicini.

Un parto privo di complicazioni quello della mamma della piccola, Tania Laura Egitto, assistita dal marito nella sala operatoria. “Indossavo anch’io un camice, come un infermiere – ha raccontato l’uomo, 30 anni, barista a Gravina di Catania – Eravamo entusiasti io e mia moglie mentre i medici eseguivano le manovre, controllavano i monitor, le pressavano il ventre, fino a quando è venuta fuori Nicole e io con le mie mani ho tagliato il cordone ombelicale. Tutto perfetto. Mia moglie sorrideva, dopo i dolori. Io, felice. Pensavo fosse finita. Che cominciasse la gioia, pronti per tornarcene in camera con la nostra creatura, dopo le ovvie ansie che avevamo avuto durante la gravidanza, quando si andava per i controlli, per le ecografie. E invece il dramma è cominciato a materializzarsi un attimo dopo il parto, subito, perché la bambina, dopo il primo vagito, non rispondeva, affannata, come non respirasse”.

“Che ci fosse una crisi respiratoria si è capito subito – ha proseguito – I medici dicevano che forse la bimba aveva ingoiato liquido amniotico. E io a scongiurarli di toglierglielo dai polmoni. Ci vuole una cannula, diceva uno. E l’altro la cercava senza trovarla. Ma quanto costa una cannula, una cannuccia per succhiare un pò di liquido a una creatura appena nata? Dov’è?”.

Doveva essere la clinica privata migliore di tutta la città quella dove la donna aveva deciso di partorire. Tutti a Catania, racconta l’uomo, la elogiavano per la professionalità e la competenza del personale e invece “non mi pare che siano preparati a quello che promettono, se manca perfino una cannula per liberare i polmoni di una bimba appena nata”, ha detto Andrea.

Chiedono giustizia i genitori, che avrebbero dovuto festeggiare la nascita della loro bambina invece di essere soggetti di una tale tragedia. “Lassù hanno permesso che per una cannuccia morisse mia figlia. Che cos’è? Negligenza, malasanità, strafottenza? Date una risposta. Che diano una risposta assessori e magistrati. E che la diano anche su questi tre ospedali di Catania dove non si trova posto per un’emergenza, per salvare una vita. Ma a cosa serve tutto il sistema con migliaia di medici, infermieri, impiegati se poi chiami il 118 e ti dicono che l’ospedale più vicino sta a cento chilometri, ad un’ora e mezza di strada?”. 

La madre: “L’hanno portata via senza farmela vedere”.

“Ci sono tanti tipi di amore – scrive la donna su Facebook – e noi abbiamo avuto la fortuna di provarli tutti, il più grande è senza dubbio quello per i propri figli ed io e Andrea lo proveremo per sempre per la nostra piccola Nicole che fin da subito dentro me ci ha regalato una gioia immensa e un amore infinito. La nostra bambina non c è più e non per cause naturali, ma per un errore umano, tanti errori umani. Quello che dicono i Tg è solo una parte di verità ma presto si avrà giustizia, presto tutto verrà alla luce e la mia bambina avrà pace”.

“Piccola mia – conclude – tu vivrai per sempre nei nostri cuori, ricorderò ogni piccolo movimento che facevi dentro me fino a poco prima della tua nascita eri e sarai per sempre la mia piccola ballerina scatenata. Ti amo amore di mamma”.

La piccola Nicole è morta in ambulanza, prima di poter raggiungere quella struttura che, ad un’ora e mezza di distanza, a Ragusa, forse avrebbe potuto salvarle la vita.

Intanto, si è svolto venerdì mattina a Palermo, un vertice con i manager delle aziende sanitarie catanesi e l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino.

Il procuratore di Catania, Giovanni Salvi ha spiegato: “Ci sono iscrizioni nel registro degli indagati perchè è necessario iscrivere quelli che hanno avuto un ruolo nella vicenda per consentire loro di avere tutti gli elementi per difendersi, ma per il momento non vi sono individuazioni di precise responsabilità”.

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