Giordania risponde a orrore Isis: giustiziata kamikaze Sajida e combattente Al Qaeda

di Stefania Arpaia

Amman – Ha scioccato la comunità giordana e non solo il video dell’uccisione del pilota  Muath al-Kasaesbeh, catturato dai terroristi dell’Isis lo scorso 24 dicembre e al centro di trattative di scambio andate in fumo.

Il suo F-16 era caduto vicino Raqqa, in Siria, e da quel momento iniziò la sua prigionia. Avrebbe dovuto salvarsi grazie allo scambio proposto dagli stessi jihadisti: la sua vita in cambio della liberazione della kamikaze irachena Sajida al Rishawi, detenuta in carcere in Giordania. Il governo però non avendo alcuna certezza che l’uomo fosse ancora in vita, ha deciso di non accettare le condizioni dei terroristi.

Muath, come ha dimostrato il filmato diffuso martedì, era già morto. Deceduto lo scorso 3 gennaio, è stato chiuso in una gabbia e arso vivo. Alla fine, il video mostra i resti carbonizzati dell’uomo. A giustiziarlo, come si sente da una voce fuori campo, è un “emiro di una regione dello Stato islamico colpita dai bombardamenti”: il comandante non indossa la tunica nera che di solito vestono i boia, ma ha una tuta mimetica.

Safi al-Kasaesbeh, padre della vittima, in un’intervista ad al-Arabiya ha lanciato un appello affinché la morte del figlio sia rivendicata dalla Giordania e dalla coalizione internazionale. Alla popolazione ha detto di “mantenere la calma” e che quel gesto compiuto è “lontano dall’Islam”.

Il governo giordano, d’altro canto, ha deciso di reagire all’orrore jihadista con due esecuzioni. In primis è stata giustiziata la kamikaze di cui i terroristi dell’Isis chiedevano la liberazione. L’irachena, condannata a morte per gli attentati avvenuti ad Amman nel 2005 in cui morirono 60 persone, è stata giustiziata all’alba. Saijda rappresentava un vero e proprio simbolo dell’Isis: la sua cintura esplosiva si disinnescò, tentò di fuggire tra la folla ma fu arrestata e condannata all’ergastolo. 

Ucciso anche un altro prigioniero combattente di Al Qaeda, Al-Karbouly, colpevole di aver pianificato nel 2008 degli attacchi terroristici a danno della Giordania.

La notizia è stata confermata dal portavoce del governo giordano, Mohammed al-Momani. Il re Abdallah in viaggio negli Usa, alla notizia della morte del pilota, sarebbe immediatamente rientrato in patria.

Obama: “Il video mostra la brutalità dell’Isis, mostra dove può portare la degenerazione di un’ideologia e rafforza la nostra determinazione a sconfiggere l’Isis e costringe la coalizione internazionale creata per sconfiggere il gruppo estremista a raddoppiare la determinazione”.

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