Blitz antiracket a Bari, 10 arresti. C’è anche un imprenditore

di Redazione

Bari – Operazione antiracket all’alba dei carabinieri per eseguire una decina di misure cautelari in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

Si tratta di indagini avviate dal Reparto operativo di Bari nell’ottobre scorso, nelle quali sono emerse intimidazioni ai danni di imprese locali da parte della criminalità organizzata, che non si è limitata a imporre il pizzo ma è entrata nella gestione degli affari per garantire il rispetto di accordi e pagamenti.

L’inchiesta avrebbe svelato anche che alcuni imprenditori si sarebbero rivolti ai clan per recuperare crediti o per agevolare l’avvio di nuove attività cadendo poi nella morsa del racket.

Ai domiciliari c’è anche un 50enne di Barletta, imprenditore, accusato di essersi rivolto agli Anemolo per un recupero crediti vantato nei confronti di un collega. Gli indagati dovranno rispondere di concorso in estorsione aggravata. Ad alcuni è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso e l’uso delle armi.

Due i filoni d’inchiesta. Nel primo un imprenditore edile, stabilitosi a Bitonto (Bari), è entrato in contatto con sei presunti appartenenti al clan di Giovanni Stellacci, 27 anni, di Bitonto, vicino al clan Conte-Cassano, attraverso un suo dipendente (tra gli arrestati). Quest’ultimo ha caldeggiato l’amicizia tra il suo datore di lavoro e Stellacci “per ragioni di opportunità”. Ma il clan ha cominciato a chiedergli il pizzo in cambio di un avvio, ‘senza problemi dell’attività imprenditoriale. “Vengo a tagliarti la testa” avrebbe detto Stellacci all’uomo restio a pagare. E ancora: “La vedi questa (una pistola ndr)? La prossima volta non alzare la voce e fai il tuo dovere”. Nelle perquisizioni a casa degli arrestati i carabinieri hanno sequestrato un assegno di 1300 euro ceduto dall’imprenditore.

Nel capoluogo sono finiti in carcere i fratelli Nicola e Raffaele Anemolo, ritenuti egemoni nei quartieri Carrassi e Poggiofranco, che avevano ‘assistito’ un imprenditore edile di Barletta, posto ai domiciliari, nel recupero di un prestito di 30mila euro a un collega che opera nel settore dei materiali plastici. Il debito era stato raddoppiato e rateizzato e la vittima, non potendo far fronte alle richieste, ha presentato denuncia ai carabinieri.

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