Aversa ricorda mons. Domenico Meles a 10 anni dalla morte: incontro al seminario vescovile

di Stefania Arpaia

Aversa – Il seminario vescovile della città normanna è divenuto, nella giornata di venerdì, luogo di commemorazione in onore del professor canonico mons. Domenico Meles, promotore di un cospicuo fondo libraio presso la Biblioteca Paolo VI.

A dieci anni dalla morte, la struttura settecentesca ha ospitato, nella sua pinacoteca, un incontro all’insegna del ricordo e dell’affetto nei confronti di una personalità importante per la città di Aversa.

Mediatore dell’evento mons. Stefano Rega, direttore del seminario vescovile, che ha introdotto al dibattito tramite una breve digressione sul fondamentale ruolo svolto dalla struttura. “Il seminario ospita molti studenti – ha dichiarato – e garantisce loro una corretta formazione. E’ un cenacolo di fede e di cultura, “palestra” di buoni sentimenti e sede di eventi di carattere culturale. Ha abbattuto le barriere architettoniche e oggi rappresenta un “ponte” con la comunità esterna, che offre la possibilità di comunicare creatività ed entusiasmo”.

A seguire l’intervento del direttore della biblioteca Paolo VI, mons. Fernando Angelino, che ha narrato la personale conoscenza del professor Meles. “Abitualmente siamo corti di memoria, non ricordiamo i nostri antenati, ma se vediamo lontano è perchè camminiamo sulle loro spalle – ha raccontato Angelino – Il libro del signor Cesaro – autore del testo “Monsignor Domenico Meles e l’Epistolario di San Girolamo” – è frutto di amore e di passione e arricchisce il bene locale perchè relativizza la nuova percezione del tempo che abbiamo, caratterizzato sempre più dalla perdita del passato e della memoria. L’obiettivo è partire dal passato per superare le banalità del quotidiano: arricchire le analisi di Meles per contribuire al miglioramento della società”.

“Io ho conosciuto Meles come professore e l’ho stimato per le sue indubbie capacità didattiche – ha proseguito – Disposto al colloquio, ascoltava con l’intento di chi è convinto di dover sempre imparare qualcosa di nuovo. Il suo insegnamento non si fermava alla nozione ma era arricchito dal contatto umano che garantiva crescita spirituale e intellettuale. A mio avviso il professore era un’artista, la sua figura di maestro resta nella mia vita per la sua anima accesa di passione per Cristo e per la Chiesa”.

Latinista e grecista, docente dell’istituto scolastico “Card. I Caracciolo”, Domenico Meles sottolineava spesso l’importanza della presenza di una biblioteca in qualsiasi confraternita perchè per lui “i libri erano come esseri umani”.

Antonio Cesaro, biografo del monsignore, è stato protagonista del terzo intervento. Oratore fortemente legato al canonico, ha introdotto un excursus sulla vita del religioso. “Nacque il 9 febbraio del 1910, mercoledì delle ceneri, e a 9 anni entrò nel seminario aversano. Nel 1932  fu ordinato sacerdote e iniziò ad insegnare. Era un sacerdote dotato di grande umiltà e durante la celebrazione della prima messa, si rivolse al popolo e disse: “Aiutatemi a fare il prete”. La mia conoscenza diretta con Meles – ha aggiunto – è durata 25 anni. Lui aveva un dono, trasmetteva in modo diretto le cose che sapeva come se conoscesse di persona i personaggi che venivano presentati, catapultati come in un affresco nelle classi, permettendo agli alunni la loro conoscenza. Uomo ricco culturalmente e spiritualmente, volle che sulla sua tomba fosse scritto il latino: “Ha amato la Chiesa di Cristo”. Simbolo della chiesa aversana morì di sabato”. 

“Anche se il tempo tutto divora – ha concluso – speriamo di essere riusciti a sottrarre alla fuga del tempo il ricordo di mons. Meles perchè il mondo passa ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno”.

“Questi – ha aggiunto il vescovo della diocesi, Angelo Spinillo – non sono solo ricordi personali ma rappresentano il senso di appartenenza alla chiesa, del condividere e offrire qualcosa ai nostri fratelli. La chiesa di questo tempo avverte il bisogno di poter rivivere con la stessa apertura di Meles il concetto di sintesi, che permetteva di plasmare i materiali trattati e presentarli alla realtà. Metteva insieme il mondo dei classici e della teologia, realizzando un connubio intenso tra il pensiero umano e la presenza di Dio”. 

“La comunità – ha concluso – ha bisogno di un nuovo equilibrio che mescoli la positività dell’uomo e la presenza di Cristo che chiami l’umanità ad orientarsi verso la trascendenza”.

Sotto questo punto di vista la figura di Meles ha dato una grande indicazione e a lui, ha comunicato ufficialmente il vescovo, sarà intitolata la sala di lettura della biblioteca del seminario.

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