Scontro nel Pd, Fassina: “Fu Renzi a fermare Prodi al Colle”

di Redazione

Roma – Si fa sempre più acceso lo scontro interno al Pd tra la maggioranza che sostiene Matteo Renzi e la sinistra del partito. A gettare nuova benzina sul fuoco ci pensa Stefano Fassina che in mattinata afferma che “non è un segreto” che fu l’ex sindaco di Firenze a guidare i 101 deputati che bocciarono Romano Prodi al Colle.

“A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e due anni fa hanno capeggiato i 101, noi siamo persone serie. Nessuno deve temere da noi i franchi tiratori” ha affermato Fassina. Un’uscita bollata come “una sciocchezza incredibile” dal vicesegretario del partito Lorenzo Guerini.

Ma la tensione continua a restare alta sia per quanto riguarda il voto per il Quirinale che per la riforma della Legge elettorale. E Fassina, se da un lato assicura il rispetto degli accordi per l’elezione presidenziale, sottolinea invece il forte dissenso sull’Italicum e conferma che una parte del partito potrebbe non voterà la legge.

“Sono consapevole della gravità politica dello scenario, ma temo che sbaglieremmo a non prendere atto della realtà dei fatti, ovvero la nascita del Partito del Nazareno”. Ovvero, spiega, del “patto stretto che Renzi ha fatto da tempo con Berlusconi, ignorando i contributi che arrivano dalla minoranza del Pd”. “Renzi – accusa il deputato Pd – ha scambiato con Berlusconi la possibilità di avere i nominati, con il premio alla lista. Purtroppo Berlusconi agisce come imprenditore e non come leader politico, altrimenti non avrebbe accettato il premio alla lista che penalizza il centrodestra che così non vincerà più, dovendosi dividere tra Lega e Forza Italia. Gli unici che pagano questo patto sono i cittadini, che si vedono ancora una volta sottratta la possibilità di scegliere chi li rappresenta e lo paga la nostra Costituzione, con un Parlamento molto meno autonomo”.

Per quanto riguarda invece il voto per il Colle Fassina assicura che la sinistra Pd “rimane comunque impegnata a condividere con tutto il Pd il criterio fondamentale per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica cioè l’autonomia  all’esecutivo e la capacità di garantire l’autonomia del Parlamento”.

E sull’elezione del Presidente arriva l’avvertimento anche da un’altra voce critica del Pd, Rosy Bindi: “Mi auguro che per il Quirinale, patto o non patto del Nazareno, ci sia la forza di eleggere un presidente della Repubblica che abbia piena autonomia rispetto al governo”. “Certo che dobbiamo farlo con tutti – aggiunge – ma tutti non è il patto del Nazareno. Quella è una prigione per tutti, è un patto sempre più esclusivo. Se si deve fare un presidente funzionale a quel patto io sono contraria”.

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