Norman Atlantic: i corpi delle vittime attaccati dagli squali

di Emma Zampella

Brindisi – Sarebbero stati attaccati dagli squali i corpi delle vittime della Norman Atlantic. A dirlo gli inquirenti che, analizzando le profonde ferite, in particolare su uno dei corpi, lo hanno messo nero su bianco nell’atto di affidamento dell’incarico per le autopsie sulle nove salme. Intanto sarà affidato il prossimo 20 gennaio l’incarico per gli accertamenti tecnici irripetibili sulle due scatole nere recuperate a bordo del relitto della Norman Atlantic.

L’avviso è stato notificato a indagati e parti offese contestualmente a quello sulle autopsie. Anche per le scatole nere la parti potranno nominare propri consulenti tecnici. Gli accertamenti consentiranno di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti nella notte del naufragio, attraverso soprattutto le registrazioni delle comunicazioni a bordo e con le capitanerie, le indicazioni sulla rotta e la precisa cronologia delle fasi successive all’incendio, dall’allarme all’evacuazione.

Quanto invece ai ponti 1 e 2 della Norman Atlantic, parte della nave sulla quale erano caricate le autovetture, dagli accertamenti è stato rinvenuto che le stesse non state intaccate dalle fiamme se non in minima parte. Lo hanno scoperto domenica pomeriggio i vigili del fuoco di Brindisi durante il primo tentativo di calarsi nelle parti più basse del traghetto andato a fuoco la notte del 28 dicembre, dopo aver spento gli ultimi focolai e aperto le porte pilota nella giornata di sabato. È altamente improbabile, quindi, che l’incendio abbia avuto origine nei locali garage più carichi di mezzi, apparsi pressoché intatti ai primi pompieri che si sono aperti una via riuscendo ad affacciarsi nella pancia della motonave.

Prende quindi corpo l’ipotesi che l’origine del rogo debba essere ricercata nei ponti 3 o 4, il primo dei quali è quello di accesso dei mezzi sulla Norman Atlantic, lo stesso in cui una passeggera greca,Urania Thireou, ha riferito a Il Fatto Quotidiano d’aver sentito, poco prima della sosta a Igoumenitsa, quattro membri dell’equipaggio discutere “perché c’erano solo quattro spine”. Un dialogo che potrebbe riferirsi agli attacchi per i camion frigoriferi che necessitano di corrente per alimentare le celle e non far deperire la merce. Domenica è stato anche il giorno della prima ispezione a bordo del team di medici legali guidati dal professore Francesco Introna.

La ricognizione si è limitata ai piani superiori e ad alcune cabine finora rimaste chiuse. Oltre non è stato possibile procedere a causa delle alte concentrazioni di monossido di carbonio che rendono difficile una lunga permanenza nei tre piani più bassi. Non sono stati ritrovati cadaveri e, riferiscono gli investigatori, nel ponte 3, anche qualora vi fossero state vittime, sarà difficile rintracciarne tracce biologiche – se non ossa calcinate – perché le alte temperature raggiunte durante l’incendio hanno risparmiato solo le lamiere di autovetture e tir. Dei dettagli del sopralluogo è già stata informata la Procura di Bari, che per il momento ha iscritto nel registro degli indagati il capitano Argilio Giacomazzi, l’armatore Carlo Visentini e altre quattro persone per naufragio, omicidio colposo plurimo e lesioni.

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