Mafia, imprenditori denunciano estorsori: 4 arresti a Corleone

di Redazione

Palermo – Sono quattro i nuovi casi di estorsione, emersi nel corso delle indagini dell’operazione “Grande passo”, che ha portato all’arresto di quattro persone fra Corleone e Villafrati. Nel mirino imprenditori impegnati nel settore dell’edilizia e del commercio, sia nelle fasi dell’apertura che della gestione degli esercizi commerciali.

C’erano anche due insospettabili tra gli uomini delle cosche che si occupavano della gestione del pizzo nei comuni di Corleone, Palazzo Adriano e Villafrati: Antonino Lo Bosco, pensionato di 84 anni, e Francesco Scianni, 63 anni, ex cantoniere. Il particolare è stato riferito dai carabinieri che hanno illustrato i particolari dell’operazione antimafia che ha portato all’arresto di quattro persone.

All’incontro con la stampa erano presenti il comandante del gruppo di Monreale Pierluigi Solazzo, il comandante provinciale Giuseppe De Riggi e il comandante della compagnia di Partinico Bernardino De Chirico.

L’inchiesta ha accertato tre episodi di estorsione uno a Bolognetta, uno a palazzo Adriano e due a Misilmeri. I commercianti, messi alle strette dalle intercettazioni, hanno confermato le richieste estorsive. I due insospettabili, oltre a chiedere il pizzo, mantenevano i contatti tra le vittime e le famiglie mafiose.

Per la prima volta è stata constatata la preziosa collaborazione delle vittime che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l’atteggiamento di reticenza che fin ora ha caratterizzato gli imprenditori e gli esercenti operanti nel territorio di Corleone. Il muro di omertà degli imprenditori e dei commercianti ha ceduto di fronte all’operato repressivo svolto negli ultimi tempi e alla professionalità dimostrata da magistrati e investigatori, i quali hanno saputo rassicurare ed infondere fiducia nelle vittime. Queste ultime hanno così deciso di raccontare senza alcun riserbo il meccanismo di pagamento del “pizzo”.

“Le indagini – scrivono gli investigatori – hanno messo in luce un singolare radicamento delle competenze a esigere il pizzo: l’imprenditore o il commerciante è chiamato a versare le somme estorte sia alle famiglie mafiose presente nel proprio paese di origine sia a quelle operative nelle aree ove l’attività economica si svolge”.

Altro elemento di novità per l’area in questione emerso con l’odierna indagine: mentre con l’operazione Grande Passo è stato possibile documentare come le vittime privilegiate degli associati a cosa nostra fossero quegli imprenditori impegnati nell’esecuzione di appalti pubblici, ora è stato appurato come il metodo estorsivo possa essere applicato anche ai singoli esercizi commerciali o per l’esecuzione di lavori di edilizia privata.

Ed ancora, altro imprenditore è stato costretto a pagare per due volte il pizzo relativo allo stesso lavoro rispettivamente a due esponenti della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano in contrapposizione tra loro.

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