Veglia di preghiera e unità tra Chiesa cattolica e pentecostale

di Redazione

Sessa Aurunca – Si è svolta nella fraternità e nella profonda amicizia, premesse imprescindibili nel dialogo tra fratelli nella Fede, la giornata per l’Unità dei Cristiani a Sessa Aurunca.

La celebrazione, promossa dall’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, si è tenuta venerdì 23 gennaio, nella chiesa Annunziata – Sant’Eustachio. A presenziare alla Veglia di preghiera il vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca, Orazio Francesco Piazza, e il pastore evangelico della Chiesa pentecostale di Caserta, Giovanni Traettino.

Nel suo intervento, il pastore Traettino, legato a Papa Francesco da una profonda amicizia, ha affermato: “Quello che stiamo facendo questa sera può darsi che sia incompleto, ma è un passo lungo la strada, un’occasione perché la Grazia del Signore faccia il resto. È possibile che non vedremo mai i risultati finali, è questa la differenza tra “il capo-mastro” e “l’operaio”: noi siamo operai, non siamo capomastri. Siamo ministri, non siamo il Messia. Siamo forse profeti di un futuro che non è il nostro. Siamo una risposta parziale, ancora incompleta, ma reale a quella preghiera che Gesù disse poco prima di andare alla Croce. Siamo la risposta parziale, ma reale al sogno di Dio per la sua Chiesa. Dio è monogamo, c’è una sola Chiesa nel suo cuore e questa Chiesa ha bisogno di esprimersi sul terreno della storia in modo visibilmente unito: è questo il progetto a cui stiamo lavorando questa sera”.

E proprio su questo rapporto, che ebbe inizio a Buenos Aires nel 2006, che il Pastore Traettino ha continuato: “Sono particolarmente grato a questo Papa, Papa Francesco, che ho l’onore di avere come amico, per l’impulso che sta dando a questo processo per l’Unità dei Cristiani”.

“Molti sono i cuori, uno è l’amore e l’amore basta all’amore”. Con queste parole monsignor Piazza ha evidenziato il senso e l’importanza dell’amore.  “L’amore – ha sottolineato il vescovo diocesano – è la condizione attraverso cui ogni realtà trova sempre motivazione. Questo amore nello Spirito ci è stato dato in pienezza da Dio. Il Signore lascia a noi la responsabilità di far emergere nella Chiesa questo dono e che possa fluire, scorrere e che possa trasformare la Terra, che possa trasformare il cuore dell’uomo e ricondurlo  in quel dialogo profondo che è il dialogo della Trinità. Abbiamo anche noi da dire tre ‘sì’. Un ‘sì’ creativo, che generi nuove realtà; un ‘sì’ redentivo, perché sappiamo riallacciare i fili spezzati e ricomporre le tante lacerazioni; un ‘sì’ dello Spirito, quello che porta a compimento l’opera iniziale di Dio. Questa è l’epoca dello Spirito Santo, il Figlio ha compiuto la Redenzione, ora tocca ai fratelli in Cristo compiere l’opera con lo Spirito e nello Spirito”.

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