Macerata, entra nel vivo la rassegna dedicata allo storico Pasquale Capuano

di Redazione

Macerata Campania – Il debutto è avvenuto il 13 dicembre, con una commedia brillante in due atti di Camillo Vittici messa in scena dalla compagnia «Ass. San Simeone» di Marcianise.

Il 9 gennaio, invece, spazio alla musica con il «C.F.N. Trio». Entra nel vivo la seconda edizione della rassegna teatrale e musicale dedicata a “Pasquale Capuano”, lo storico che ha contribuito a dare un’identità culturale alla città di Macerata, scomparso nel 2010. La manifestazione è organizzata dalla pro loco “Vivere a Caturano”, dal Comune di Macerata e dalla Federazione italiana teatro amatori di Caserta, in collaborazione con l’istituto comprensivo «Presidio di legalità» di Macerata e l’associazione «Sant’Antuono & le Battuglie di Pastellessa». Lo spettacolo si terrà, alle 20, al teatro della scuola, al civico 11 di via Roma.

«Il trio, composto da Sally Cangiano (chitarre e voce), Enzo Faraldo (contrabbasso e basso acustico), Raffaele Natale (batteria) – spiega Franco Tartaglione, presidente della pro loco -, spazia tra diversi generi musicali (jazz, reggae, pop, soul), non tralasciando brani autoriali (Vinicio Capossela, Sting, Stevie Wonder, Jobim) che la voce di Cangiano interpreta in maniera personale e con arrangiamenti originali».

Il terzo appuntamento è atteso per sabato 24 gennaio con un’altra performance musicale «I Populani di San Leucio». Si esibiranno Rossella Scialla (voce, percussioni), Donato Scialla (voce, chitarra battente), Ezio Bologna (chitarra), Ubaldo Tartaglione (mandolino, chitarra), Domenico Vastano (percussioni), Donato Tartaglione (contrabbasso) e Annarita Tartaglione (percussioni).

«L’ensemble – aggiunge Umberto Riccio della Fita – eseguirà brani che raccontano il lavoro degli operai in fabbrica, la dedizione verso il proprio mestiere e, perché no, i sogni che ognuno aveva e che gli artisti hanno immaginato». B

enché avesse una finalità manifatturiera ed economica, lo scopo della nascita di San Leucio nel 1789 ebbe anche una valenza sociale. Fu un esperimento equalitario nel senso migliore del termine, in quanto tendeva ad annullare dalla radice la miseria, fornendo a tutti gli strumenti necessari, un clima di incentivazione e soprattutto le cognizioni elementari fin dall’infanzia.

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