Giudice di Pace, Di Foggia: “Si rischia la paralisi”

di Nicola Rosselli

Aversa – “La normativa nazionale ha creato un guazzabuglio inestricabile, con soluzioni difficili da raggiungere ed ora si rischia di rimanere paralizzati con decina di migliaia di giudizi pendenti”. A lanciare l’allarme l’avvocato Nicola Di Foggia, giudice di pace a Napoli e vicepresidente nazionale dell’associazione che raggruppa questa tipologia di magistrati.

“Il circondario di Napoli Nord è lasciato solo così come è lasciata sola l’amministrazione comunale di Aversa. La normativa in materia è chiara: le amministrazioni locali devono provvedere a mettere a disposizione gli immobili, il ministero di giustizia deve provvedere al resto. E’ necessario, quindi, un concorso di Istituzioni. Non si può lasciare tutto all’improvvisazione e sulla spalle di pochi uomini”, dichiara il magistrato che sottolinea come il Giudice di Pace rappresenti una palestra di formazione anche per centinaia di giovani avvocati alle prime armi e come coinvolga interessi di numerosissimi cittadini considerata la competenza.

“Da Frattamaggiore e Trentola Ducenta – ha dichiarato Di Foggia – sono giunti migliaia di fascicoli e giudici, mancano i locali e il personale amministrativo per la lavorazione. Oggi abbiamo diciassette giudici, oltre cinquantamila giudizi pendenti. Mancano anche gli spazi per la sistemazione in maniera decente dei fascicoli”.

Insomma, il problema è quello degli spazi. L’attuale sede del giudice di pace di Aversa (ospitato nella vecchia pretura di piazza Plebiscito) riusciva già a malapena a contenere uomini e atti locali, ora rischia letteralmente di scoppiare.

Il sindaco di Aversa Giuseppe Sagliocco ha messo a disposizione il complesso conventuale di San Domenico, già parzialmente ristrutturato, il padiglione ‘Bianchi’ all’interno dell’ex manicomio civile della ‘Maddalena’ e la vecchia caserma della polizia municipale e sta verificando di cedere anche l’attuale sede del commissariato in via San Lorenzo, spostando quest’ultimo, previa verifica con gli interessati, nel vecchio carcere mandamentale, oggi in comodato all’Adisu che, però, non lo utilizza.

Tutte soluzioni eccellenti che, però, hanno un solo torto: non si riesce ad assicurare una partenza immediata perché hanno bisogno di lavori di ristrutturazione, di adeguamento al nuovo uso. Da qui il pericolo di un’impasse della giustizia minore presso Napoli Nord.

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