‘Ndrangheta in Umbria: 61 arresti. A Reggio operazione “Il Padrino”

di Redazione

 Perugia. 61 arrestie beni sequestrati per oltre 30 milioni in Umbria, nell’ambito di un’operazione dei carabinieri contro la ‘Ndrangheta.

Nel mirino degli investigatori un sodalizio radicato nella regione, con “diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale” e “saldi collegamenti” con le cosche calabresi di origine. Diversi i reati contestati nelle misure cautelari, richieste dalla Procura distrettuale antimafia di Perugia: associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.

I carabinieri del Ros hanno eseguito gli arresti nella provincia di Perugia e in varie città italiane, contestualmente al sequestro di beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati e ritenuti provento dei reati. L’inchiesta, spiegano gli investigatori, “ha documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive”.

“L’indagine di oggi conferma la capacità della ‘ndrangheta di infiltrarsi in territori diversi dalla Calabria, riproponendo modelli criminali tipicamente mafiosi legati ai territori d’origine”. Lo ha detto il generale Mario Parente, comandante del Ros a Perugia durante la conferenza stampa. Secondo Parente, “la ‘ndrangheta, “mantenendo saldi i legami con le cosche di riferimento, infiltrando il tessuto imprenditoriale, praticando diffuse attività estorsive e usurarie” è stata in grado di infiltrarsi “in una regione come l’Umbria, che nell’immaginario collettivo è immune da questi fenomeni”.

A Reggio Calabria l’operazione “Il Padrino”. Contemporaneamente, a Reggio Calabria, un’altra operazione della Polizia di Stato per l’esecuzione di 25 decreti di fermo emessi dalla Dda nei confronti di presunti esponenti della potente cosca di ‘ndrangheta dei Tegano operante nel capoluogo reggino, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza pena aggravati dalle modalità mafiose.

L’operazione, denominata “Il Padrino”, al termine di un complessa attività investigativa, ha consentito di ricostruire l’organigramma della cosca e di acquisire elementi aggiornati sulle innumerevoli attività illecite gestite dai Tegano.

Alcuni degli arrestati sono accusati, tra l’altro, di avere favorito la latitanza del boss Giovanni Tegano, arrestato il 26 aprile 2010dopo 17 anni di latitanza. Tegano, uno degli elementi più in vista della ‘ndrangheta, deve scontare una condanna all’ergastolo ed è ritenuto uno dei protagonisti della guerra di mafia di Reggio Calabria che, tra il 1985 ed il 1991, provocò oltre seicento morti.

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