“American Sniper”: la leggenda raccontata da Clint Eastwood

di Emma Zampella

Un’avvincente pellicola d’azione è l’ultimo film che vede protagonista Bradley Cooper assieme a Siena Miller. Una storia,che si snoda tra suspense, emozioni, amore, passione e azione. A firmare “American Sniper” è stato Clint Eastwood.

La pellicola, che arriva nelle sale il 1 gennaio, riporta in vita la storia drammatica di un militare americano impegnato nella guerra in Iraq. Il suo era Chris Kylem, ma tutti lo conoscevamo come “Leggenda”, per il suo modo di combattere: un moderno cowboy che ha saputo fronteggiare i militari di Al Quaeda. La pellicola si basa sul libro scritto da Chris Kyle, insieme a Scott McEwan, che è diventato subito un bestseller rimanendo 18 settimane sulla lista dei bestseller del “New York Times”.

L’attore premio Oscar Cooper veste i panni di Chris Kyle, il tiratore scelto più letale di tutta la storia militare degli Stati Uniti che viene inviato in Iraq per proteggere i suoi commilitoni. La sua massima precisione salva innumerevoli vite sul campo di battaglia e mentre si diffondono i racconti del suo grande coraggio. Nel frattempo cresce la sua reputazione anche dietro le file nemiche, e viene messa una taglia sulla sua testa rendendolo il primario bersaglio per gli insorti. Allo stesso tempo, combatte un’altra battaglia in casa propria nel tentativo di essere sia un buon marito e padre nonostante si trovi dall’altra parte del mondo.

Un moderno cow boy. Ma la storia è andata diversamente e il suo Far West l’ha trovato a migliaia di chilometri da casa: in Iraq. Non c’erano indiani da combattere, ma i guerriglieri di Al Qaeda e delle milizie di Saddam Hussein. One shot, one dead. Chris Kyle era infallibile. La Leggenda, lo chiamavano i suoi compagni di squadra. Il Diavolo di Ramadi, l’avevano, invece, ribattezzato i ribelli iracheni che combattevano in quella città: sulla sua testa pendeva una taglia di 20 milioni di dollari che l’Iraq era pronta ad offrire a chiunque fosse in grado di metterlo fuori gioco.

Durante la missione irachena, le cronache raccontano che il suo unico scopo era servire il paese, la propria nazione. Anche se il prezzo da pagare erano vite umane. A Falluja passava delle ore sdraiato su di un culla rovesciata, che fungeva da lettino, all’interno di una stanza di una delle tante case semi distrutte dalla guerra, con l’occhio nel mirino in attesa di colpire. “Devi avere pazienza, sapere aspettare – racconterà poi – Saper attendere, è la cosa più importante. Poi quando inquadri il bersaglio, i battiti del tuo cuore rallentano, il respiro quasi scompare. Devi premere il grilletto tra un battito e l’altro”. Una guerriglia che lo vide in prima linea per più di sei anni, passati tra quattro missioni, una medaglia al valore e un record di cecchino infallibile. Tornò a casa, dalla sua amorevole famiglia nel 2009, quando la moglie gli lanciò un ultimatum: o me e i bambini o la guerra. Tornato a casa in Texas, mise mano alla sua biografia trovando la morte a pochi metri.

Leggenda morì ucciso in un poligono di tiro vicino a casa, a Erath County. Chi lo ha ucciso il 23 febbraio del 2013 è stato Eddie Ray Rough, 28 anni, un ex marine, reduce dall’Iraq, ricoverato in ospedale un paio di volte prima di sparare contro Kyle. La prima nel settembre del 2013, quando la polizia lo trovò a vagare vicino a casa a Lancaster, in Texas, a torso nudo e senza scarpe. Aveva una bottiglia di alcool in mano e poco prima aveva minacciato di massacrare la sua famiglia e poi di suicidarsi. Quando un agente gli chiese perché si era comportato così, il giovane rispose: “Soffro di PTDS“,  Post-Traumatic Stress Disorder, la sindrome del veterano, la malattia di chi è stato in guerra e ritorna a casa.  Kyle, dopo aver lasciato i Navy Seals marina, aveva lavorato al “recupero” di questo veterani. Questo era probabilmente il motivo per cui lui e Rough si trovavano insieme nel poligono di tiro dove il suo corpo è stato trovato crivellato di colpi.

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