Il giovane attore aversano Francesco Martino racconta il suo “Oro di Scampia”

di Gabriella Ronza

 Aversa. In occasione della pubblicazione del libro autobiografico “L’oro di Scampia” di Giovanni Maddaloni in collaborazione con Marco Caiazzo, abbiamo intervistato un giovanissimo attore aversano, Francesco Martino, protagonista con Beppe Fiorello e Gianluca di Gennaro dell’omonimo film andato in onda il 10 febbraio scorso su Rai 1.

Questo, come il libro, racconta di una storia vera di speranza e di solidarietà. Giovanni Maddaloni, nel film Enzo Capuano, è il padre del grandissimo campione di Judo Pino Maddaloni, nel film Toni Capuano, che vinse la medaglia d’oro nell’Olimpiadi di Sidney 2000. Giovanni Maddaloni è un eroe moderno: è lui a fondare una scuola di judo nel quartiere di Scampia, è lui a guidare il figlio verso il podio ed è lui a salvare ogni giorno i giovani del suo quartiere dalla strada offrendo corsi gratuiti di Judo. Il suo non è, quindi, semplice spirito sportivo, ma esempio impeccabile di grandezza morale nel voler realizzare un percorso di formazione per i suoi ragazzi non solo per l’appunto atletico, ma anche civile ed etico.

È della stessa opinione il già citato attore Francesco Martino (che, nella pellicola, ha interpretato Carmine Gallo): “L’oro di Scampia ha rappresentato la mia prima esperienza lavorativa in questo settore e ne sono fiero. Il film tratta la storia di persone esistenti che fanno tuttora qualcosa di positivo per il nostro paese. Ammiro moltissimo la famiglia Maddaloni”.

A proposito di ciò, Francesco, Hai avuto altre esperienze, dopo questa, in campo televisivo? Non ho avuto nessuna altra esperienza. È stata la prima ed ultima, per ora.

Puoi raccontarci come hai ottenuto la parte? Gli addetti al casting sono venuti nella mia palestra perché cercavano dei judoka che sapessero recitare. Hanno fatto una breve intervista a tutti coloro che sembravano adatti. Dopo una serie di provini sono piaciuto a Marco Pontecorvo (regista) e mi hanno preso.

 Attualmente ti senti più judoka o attore? Mi sento judoka, non so se sono un attore. Mi ritengo un semplice ragazzo che ha avuto la possibilità di recitare con grandi professionisti.

Puoi descrivere l’emozione di partecipare a un progetto televisivo per la Rai? È un emozione forte, difficile da spiegare. È accaduto tutto gradualmente e senza nemmeno essermene reso conto ero sul set, in un ambiente a me estraneo, ma allo stesso tempo molto affascinante.

Il film, come già detto, lancia messaggi positivi su Napoli e i suoi abitanti in quanto tratta del successo di un giovane judoka napoletano che, nonostante l’ostilità della Camorra, è riuscito a vincere le Olimpiadi. Secondo te, ai ragazzi di oggi servono esempi così? Attualmente degli esempi positivi fanno più che bene, direi che dovrebbe essere d’obbligo averne. Lo sport aiuta molto: dà un futuro diverso ai giovani.

Non molti diciottenni possono vantare di aver lavorato come co-protagonisti accanto ad attori del calibro di Beppe Fiorello. Come hai vissuto questa opportunità? Lavorare con Fiorello, uno dei più grandi attori italiani contemporanei è un’emozione intensa, per questo ho provato a dare il meglio di me. Sono soddisfatto di come è andata. Beppe è un grande professionista, mi ha aiutato molto sul set, così come il regista e tutto il cast.

Qualcuno ti riconosce per strada? Sì. La più grande soddisfazione è sentire dalla gente che il film è piaciuto e ancor di più che è piaciuta la mia interpretazione.

E il mondo del judo, invece? Hai vinto di recente qualche incontro? Ogni tanto vinco (sorride, n.d.r.). Qualche mese fa ho portato a casa un primo posto ad una gara disputata a Napoli. Vincere è sempre bello, si sa.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Per ora la mia strada è un altra, ho iniziato a frequentare la facoltà di ingegneria. Se in futuro mi dovessero capitare dei provini ovviamente li farò, poi chissà… Ciò che la vita ci riserva è un mistero; è per questo che è bella, o no?

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