Renzi rinnova il patto di governo: “Avanti fino al 2018”

di Redazione

 Roma. Le riforme si fanno “con chi ci sta”.Matteo Renzirinnova il patto digovernocon la sua maggioranza, con orizzonte 2018.

Incassa dagli alleati un impegno scritto sui temi caldi al centro dell’agenda: legge elettorale, ddl costituzionale,Jobs acte delega fiscale. E concede ai piccoli partiti un’apertura sulla soglia di sbarramento nell’Italicum, abbassando l’asticella fino al 3%. Una percentuale ben al di sotto dell’8% chiesto da Silvio Berlusconi e del 5% proposto inizialmente dal premier come mediazione.

Una scelta che aumenta la ‘pressione’ sul Cavaliere e concretizza, con un passo che suona come una sfida, il proposito di Renzi di andare avanti “anche da soli”, con le forze di maggioranza, se Forza Italia non ci starà. Per il premier è l’ora di chiudere e Berlusconi si deve decidere: per questo un nuovo incontro con il leader di FI ci sarà mercoledì pomeriggio, poi una riunione della direzione Pd metterà il sigillo. Intanto Forza Italia è in fibrillazione, e il comitato di presidenza si è riunito martedì pomeriggio per fare il punto.

Sulla legge elettorale l’obiettivo di Renzi è riavviare il cammino in commissione al Senato entro la settimana (ma probabilmente non nell’ufficio di presidenza già convocato per oggi, 11 novembre), per arrivare in Aula entro fine anno e chiudere la partita alla Camera a febbraio.

Ed è anche per questo che in serata fa ingresso a Palazzo Chigi una folta delegazione in rappresentanza di partiti, ‘partitini’ e componenti parlamentari della maggioranza: dal Pd a Ncd, Sc e Pi, Cd, socialisti e autonomie. L’incontro diventa l’occasione per rinsaldare il programma di governo, confermando l’impegno sul Jobs act entro il primo gennaio. Realizzare le riforme, è il ragionamento fatto nella riunione e riferito da Pino Pisicchio, serve a “rivendicare” margini in Ue.

Nel documento finale dell’incontro c’è il rinnovo dell’impegno ad arrivare al 2018, perché il voto anticipato sarebbe “un errore e una sconfitta inaccettabile”. E c’è la promessa di completare “senza stravolgimenti” la prima lettura della riforma del Senato entro gennaio alla Camera e entro marzo al Senato. Ma c’è per la prima volta un’inversione nel metodo del patto del Nazareno. Dopo aver proposto a Berlusconi le modifiche all’Italicum e aver incassato finora solo dilazioni, il leader del Pd mette nero su bianco quelle modifiche insieme ai partiti della maggioranza, per poi sottoporle mercoledì al Cavaliere. “Abbiamo anche da soli i numeri in Parlamento”, spiega Guerini, “ma abbiamo l’ambizione di fare le riforme con tutti”.

Dagli alleati di governo il Pd incassa il via libera al premio alla lista, con soglia al 40%, e un sistema con capilista bloccati e preferenze, con quota di genere e non più di 100 collegi. Ai piccoli partiti concede un’apertura importante sulla soglia di sbarramento, mettendo per iscritto che sarà del 3%. E non farà di certo piacere, questo passaggio, al Cavaliere, che una percentuale così bassa libererebbe i piccoli partiti dall’abbraccio di FI.

Nel pomeriggio di martedì Berlusconi riunirà il comitato di presidenza di Forza Italia. Il Cavaliere non può ignorare la fronda interna guidata da Fitto e ha finora temporeggiato ma a questo punto è messo alle strette da Renzi.Il patto di maggioranza sarà sottoposto mercoledì sera al Pd nel corso di una direzione chiamata ad assumere “determinazioni” anche su un tema che spacca il Pd come il Jobs act.

A entrare in fibrillazione è pero Forza Italia, con il capogruppo alla Camera Renato Brunetta che accusa il premier di essere venuto meno al Patto del Nazareno. Parlando della riforma elettorale, Brunetta ha affermato che “il testo che abbiamo visto è totalmente diverso da quello approvato dalla Camera nel mese di marzo”. “Se c’è qualcuno che ha cambiato tutto – ha continuato – questo è Renzi”. Da Brunetta è arrivata quindi la richiesta di chiarire “se Renzi vuole ancora confermare il Patto del Nazareno o se vuole andare avanti. Noi siamo tranquillissimi, uniti con Berlusconi”.

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