Italicum, tiene il patto Renzi-Berlusconi: ancora distanze su lista e premio

di Redazione

 Roma. Il patto tra Renzi e Berlusconi tiene, almeno sulla legge elettorale.”L’impianto dell’accordo è oggi più solido che mai”. E’ quanto si legge nel comunicato congiunto al termine del vertice tra il premier e il leader di Forza Italia.

Un accordo “rafforzato dalla comune volontà di alzare al 40% la soglia dell’Italicum e dall’introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi”. Questa, in sintesi, l’intesa trovata dal leader della maggioranza e quello dell’opposizione nel vertice a Palazzo Chigi durato oltreun’ora e mezza.

Al centro del vertice – al quale erano presenti, per gli azzurri, Denis Verdini e Gianni Letta, e per governo e Pd Lorenzo Guerini e Luca Lotti – le nuove modifiche da apportare al testo dell’Italicum,dopo le proposte avanzate da Renzi, sulle quali Berlusconi doveva dare una risposta.

L’accordo comporta la volontà di alzare al 40% la soglia per il premio di maggioranza e di introdurre “le preferenze dopo i capilista bloccati in 100 collegi”.

Su due punti, però, non sembra essersi trovata la quadra: la soglia di sbarramento all’ingresso al 3% e il premio di maggioranza da attribuire alla lista e non alla coalizione. Secondo quanto si apprende, dunque, durante l’incontro si è deciso che Forza Italia, sui due punti in questione, valuterà durante l’iter dell’Italicum in Parlamento.

Berlusconi, che ieri ha centrato il duplice obiettivo di ricompattare Fi e mantenere in vita il Patto del Nazareno con Renzi, sa che su un punto il premier è irremovibile: il premio alla lista; ed è pronto a concederglielo. In cambio Renzi potrebbe cedere sulla soglia di sbarramento, nonostante nel vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, lunedì sera, fosse stata raggiunta l’intesa sul 3%. Ma è una percentuale utile per trattare. L’obiettivo vero dei partiti minori, a partire dall’Ncd di Angelino Alfano, sarebbe il 4%.

L’accordo è anche sul no alle elezioni anticipate. “Questa legislatura, che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale del 2018 – si legge nella nota – costituisce una grande opportunità per modernizzare l’Italia. Anche su fronti opposti, maggioranza e opposizioni potranno lavorare insieme nell’interesse del Paese e nel rispetto condiviso di tutte le Istituzioni”.

E stasera si riunisce la direzione del Pd, in cui Renzi potrebbe provare a ricompattare la minoranza del partito, che aveva espresso critiche al Jobs act e all’Italicum. I civatiani hanno già deciso di non partecipare: la causa è “lo scarso preavviso” fanno sapere in una nota. E la replica del presidente del Pd, Matteo Orfini, non è tardata ad arrivare: “La Direzione può essere convocata d’urgenza in caso ciò sia reso indispensabile dall’agenda politica”. “Spero pertanto che chi ha annunciato di non voler partecipare possa rivedere questa decisione”.

Intanto, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha calendarizzato l’Italicum. L’esame della riforma elettorale inizierà martedì prossimo, 18 novembre. Lo ha deciso la stessa Commissione con l’astensione di M5s e il voto contrario di Francesco Campanella (ex M5s). La relatrice sarà la presidente della commissione Anna Finocchiaro (Pd). Renzi vuole accelerare: con il via libera del Senato entro la fine dell’anno. E a tal proposito Finocchiaro si è detta possibilista: “Se c’è un buon grado di condivisione si può concludere a dicembre”.

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