Mogol fa rivivere la musica di Battisti in chiave rock

di Emma Zampella

MogolChe la musica di Lucio Battisti fosse senza tempo questo era noto ai più e in particolar modo a chi, ancora adesso, invoca le sue canzoni e si lascia guidare dalle sue melodie per intraprendere i primi passi nel mondo della canzone.

Una musica, quella di Battisti, che è stata resa immortale dalla collaborazione con un grande paroliere, autore di numerosissimi testi, conosciuto a più con il nome di Mogol. Ed è proprio in virtù di tale indissolubile legame, tra memoria e talento, ammirazione e professionalità, che Mogol lancia e presenta il suo ultimo progetto discografico.

L’autore dei testi esordisce affermando che “Se Lucio fosse ancora vivo, questo disco lo avrebbe fatto lui”. La nuova sfida prevede infatti di presentare le canzoni del Battisti in chiave rock new era, riproponendo così 12 dei grandi successi della coppia più amata dalla musica italiana. I brani sono stati registrati al Cet, la scuola di Mogol, fondata nel 1992. “Era un progetto che mi attraeva molto – afferma Giulio Rapetti, ai più noto come Mogol – ma di cui confesso, avevo un certo timore: la realizzazione discografica delle canzoni mie e di Lucio in una nuova versione… in versione rock new era. L’idea è nata pensando a come i brani di Battisti siano ancora validi e abbiano resistito al tempo. Ma il mondo si evolve e io volevo dar loro una nuova vita, farli conoscere ai giovani, renderli più vicine a loro”.

Dodici le canzoni che sono state scelte per questo disco, che però potrebbe avere dei seguiti. Da “Fiori rosa, fiori di pesco” a “Mi ritorni in mente”, passando per “Sì, viaggiare”, “Pensieri e Parole” e “La canzone del Sole”. “Sono state scelte dai ragazzi che ci hanno lavorato. Io ho solo chiesto di togliere Giardini di marzo e inserire Con il nastro rosa che mi sembrava più adatta.Alcune come Insieme a te sto bene sono già nate rock”. “Un disco assistito, nel senso che c’è un intervento positivo, che qualcuno può chiamare fortuna, altri in modo diverso”, racconta ancora il compositore.

“Lucio era avanti, molto avanti – dice ancora il paroliere che ha già in cantiere un nuovo progetto con Gianni Bella, “che uscirà quando uscirà perché non abbiamo fretta -. Una delle sue grandi passioni era il rock (cosa che non mi potevo dimenticare) ed era una grande ascoltatore di musica. Se fosse stato vivo, forse questo disco lo avrebbe fatto lui. Io, dal canto mio, sono profondamente contento e orgoglioso del risultato artistico.Sembra quasi un disco americano”.

Per realizzarlo ci sono voluti 5 mesi “tanto entusiasmo e il coinvolgimento del Cet, con musicisti di grande cultura”. I brani sono stati arrangiati da Massimo Satta, docente della scuola umbra, insieme al pianista Gioni Barbera e al pianista e fonico Stefano Pettirossi, anche loro insegnante al Cet. Kocis (Lorenzo Campani), ex allievo, è la voce solista. Compaiono anche Roby Pellati, storica bacchetta di Ligabue, Max Gabanizza, pianista e collaboratore di Mauro Pagani e Giovanni Marani, le voci soliste di Deborah Johnson, figlia di Wess e nipote di Orlando Johnson (leader dei Platters) e Randy Roberts, figlio di Rocky Roberts. “Un gruppo estremamente competente”, chiude il grande vecchio della musica.

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