Cellole, il Comune “trattiene” beni del centro ‘Insieme’: scatta la denuncia

di Redazione

 Cellole. Il Comune di Cellole trattiene indebitamente i beni del centro diurno di socializzazione per disabili “Insieme”.

Sedie, tavoli, armadi, attrezzature per la psicomotricità, televisore, decoder, una cucina con elettrodomestici e tanto altro: è lungo l’elenco dei beni materiali che non sono stati restituiti alla cooperativa Khorakhanè, vecchio gestore del servizio. Fatti gravi che finiranno all’attenzione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, visto che Roberto Rea, presidente della cooperativa, penalizzata dalla mancata consegna dei materiali, ha inoltrato denuncia alla stazione dei carabinieri di Baia Domizia.

La richiesta di poter prelevare dal centro diurno gli oggetti di proprietà è scaturita dal subentro a Khorakhanè del consorzio Nestore, che si è recentemente aggiudicato la gara per l’affidamento del servizio. Nonostante il diritto violato di Khorakhanè, il Comune, sollecitato e interpellato formalmente, non ha voluto farsi carico della restituzione. Forse perché alle prese con altri gravi problemi, come lo scandalo dei sei milioni di euro da versare nelle casse di un consorzio, Eco4, trasformato in modello di commistione politica-camorra nel settore ambientale.

I motivi dell’atteggiamento perseverante del Comune non sono noti, ma la cronologia degli eventi non lascia spazio ad interpretazioni sulla volontà di non restituire il materiale. I primi giorni di settembre infatti, il presidente della cooperativa Khorakhanè, Rea, aveva scritto al dirigente dell’ufficio dei Servizi sociali dell’Ente per chiedere di concordare una data nella quale consentire il prelievo dei documenti e dei materiali collocati nel centro diurno.

Subito dopo la cooperativa e il dirigente comunale, sul posto, in modo congiunto, avevano anche stilato l’inventario delle attrezzature di proprietà di Khorakhanè, che intanto aveva consegnato le chiavi. Restava solo da stabilire un giorno per ritirare i materiali, dei quali intanto sono stati anche consegnati i documenti attestanti la titolarità.

Tutto sembrava seguire un iter di routine, ma poi che cosa è accaduto? L’ente comunale ha evitato di concordare una data per il ritiro dei beni, nonostante richieste scritte e verbali, non ha restituito di fatto i materiali nonostante gli accordi e ha affidato il centro comprensivo di tutte le attrezzature al nuovo ente gestore, formalizzando l’apertura del centro. Un atteggiamento inaccettabile che Khorakhanè intende approfondire, a partire dal bando di gara; infatti sulle procedure di affidamento del servizio vuole intervenire sotto il profilo legale, con un ricorso al Tar.

Per questo ha richiesto gli atti legati all’espletamento della gara, ma al momento – coincidenza – anche questa richiesta è stata inevasa dal Comune che, mentre da un lato ‘dimentica’ di produrre documentazione per evitare di versare soldi nelle casse di sodalizi notoriamente criminali, dall’altro continua ad essere debitore nei confronti della cooperativa Khorakhanè di 46mila euro. In posizione creditoria, con le chiavi consegnate e i propri beni nella mani di altri, la denuncia alla Procura della Repubblica è scattata con l’auspicio che “si faccia presto chiarezza e che si agisca nella trasparenza e legalità”.

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