Incrinati i rapporti Francia-Ue, Parigi si oppone all’austerità

di Stefania Arpaia

 Bruxelles. Rifiutati gli ulteriori tagli alle spese, il governo francese ha annunciato che chiuderà l’anno 2014 con un deficit del Pil pari al 4,4%.

Siamo ben lontani dal 3% previsto dalle norme europee, che verrà raggiunto solo nel 2019. “Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del Pil alla situazione economica del Paese. La nostra politica economica non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche”, ha spiegato il ministro delle finanze francesi, Michel Sapin.

La Francia si era fin da subito impegnata per rispettare i limiti europei, ma il ministro ha spiegato come la situazione economica attuale, sia completamente diversa da quella ipotizzata nei mesi precedenti.

“Nessun ulteriore sforzo sarà richiesto alla Francia”, si legge in un comunicato che accompagna i numeri della legge di bilancio, “perché il governo – assumendosi la responsabilità di bilancio di rimettere sulla giusta strada il paese – respinge l’austerità”.

Il taglio della spesa pubblica di 50 miliardi di euro è stato definito uno sforzo “senza precedenti”, che avrebbe dovuto condurre ad un risparmio pari a 7,7 miliardi. Ma niente da fare, il debito pubblico, ora pari a 2mila miliardi, continuerà ad aumentare raggiungendo un picco del 98%. La discesa è prevista solo nel 2017.

In base a quanto riferito dalle prospettive francesi infatti, la crescita sarebbe pari allo 0,4% nel 2014, al +1% nel 2015, al +1,7% nel 2016, al +1,9% nel 2017, per poi superare il 2% negli anni successivi.

Si attende ora la risposta dall’Unione Europea, ma la Merkel ha già mostrato la propria indignazione dichiarando: “I Paesi devono fare i loro compiti per il loro benessere”. Ed è subito bufera.

Renzi, atterrato a Londra per un incontro con il primo ministro inglese Cameron, ha mostrato la propria solidarietà: “Sono dalla parte della Francia. I Paesi non vanno trattati come studenti. Noi rispettiamo i limiti che ci siamo dati del 3%, ma in Italia la situazione è diversa”.

Cameron invece chiede un’Ue più “flessibile”, ma la decisione finale spetterà proprio ad un francese, Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici di Bruxelles.

Il politico ha dichiarato: “Tratterò tutti sulla base delle stesse norme, sarò guardiano delle regole, sarò un arbitro giusto e imparziale per assicurare che tutti, sottolineo tutti, rispettino le direttive comuni. Occorre rafforzare la governance e non possiamo accettare un altro anno a crescita zero, quindi mi adopererò per il piano di investimenti di Juncker perché la Ue ha urgentemente bisogno di investimenti per creare nuova occupazione- ha aggiunto- Bisogna agire insieme sia su riduzione del deficit che sulla crescita. Le regole sono le stesse per tutti, non ci sono differenze tra i singoli Paesi, tutti saranno trattati usando la stessa bussola”.

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