Pescopagano, tafferugli in chiesa durante incontro del comitato

di Redazione

 Pescopagano. La sera del 30 agosto, nei locali della chiesa di San Gaetano Thiene, messi gentilmente a disposizione dal parroco, anche se con una missiva prendeva le distanze da qualsivoglia gruppo nascente, i responsabili del “Comitato Pro Pescopagano 2014” …

… hanno mandato in scena quanto di più orribilis si potesse immaginare. Neanche il più bravo maestro di film gialli avrebbe saputo fare di meglio. In un clima surreale, in cui è stato vietato di proferir parola, ma in cui i promotori hanno potuto dire tutto ciò che volevano, è stato impedito alla gente di poter capire cosa stava succedendo. Hanno solo saputo chiedere voti e a fin di cosa?

Iniziamo a dire che i due promotori fino alla mattina dello stesso giorno avevano sempre rifuso da qualsivoglia incarico all’interno dello pseudo comitato ma all’atto pratico giunti alla sera si sono prenotati i due posti di comando in barba a quanto da sempre sbandierato e affermato.

Ma il pezzo forte non era ancora stato messo in scena, quando le persone presenti, almeno quelle che non erano state invitate per fare le cosiddette ‘teste di legno’ hanno cominciato a fare domande il clima è diventato incandescente, quando il relatore ha chiesto di poter parlare sono successe scene apocalittiche, finchè dopo circa una venti secondi, pur di non permettermi di parlare, sono stato fisicamente e verbalmente aggredito da un uomo, preso con le mani al collo e spinto fuori della sala.

A quel punto una buona parte delle persone, all’oscuro di tutto, visto quel che stava accadendo, sono letteralmente scappate inorridite e prendendo atto che fosse tutta una messa in scena architettata ad hoc. In pratica, sedicenti persone promotori del comitato ‘Pro Pescopagano 2014’ (neanche un minimo di sforzo per cercare un nome decente e articolato che avesse dato un significato alla manifestazione tanto era la loro presunzione) chiedevano a mo di captatio benevolentiae un voto ed una firma senza un fine provato, senza un progetto fattivo ma sulla base di un numero imprecisato di circa 96 persone che dovevano far parte del comitato da cui poi sarebbero usciti 11 iscritti che andavano a formare il direttivo del comitato stesso.

Non è stata presentata la bozza di un programma, di uno statuto, veniva chiesto di votare al buio alcune persone che poi, a loro dire, avrebbero costituito il programma e lo statuto. Insomma un all-in in piena regola, per chi non conosce il poker l’all-in è un’apertura al buio coprendo il banco qualsiasi cosa succeda, ma queste persone non si rendevano conto che stavano invece chiedendo cose ben diverse, non si vota e si firma al buio mettendo il futuro di un quartiere nelle mani di perfetti sconosciuti.

Stessi elementi che si sono da sempre scagliati contro l’associazione ‘Torre di Pescopagano unita’, rea solo di aver fatto le cose alla luce del sole, con un programma ed uno statuto da sempre messi in bella vista anche se, ad onor del vero, l’associazione nasce dalla volontà di soli tre elementi che si sono accollati però tutte le spese; questa associazione hanno sempre affermato, i sedicenti del Comitato ‘Pro Pescopagano 2014’ non era stata voluta dalla gente, mentre la loro voluta da due persone e senza alcun riferimento, con un sistema di voto al limite della denuncia era cosa buona e giusta. Credo che queste persone debbano rivedere molto a fondo i loro parametri di giustizia.

Insomma, sono state fatte eleggere e votare persone, non tutte, che non raggiungono la scuola elementare completa, gente che non sa pensare ma buone teste di legno in grado di fare gli ‘yes man’. Se lo avessero chiamato il ‘comitato dell’ignoranza’ avrebbero sicuramente azzeccato meglio il nome (ove ignoranza non sta per offesa ma per non conoscenza di qualsivoglia argomento). Il relatore prende le distanze da certi elementi e dichiara apertamente di non aver nulla a che fare con il sedicente Comitato di cui non condivide né le modalità messe in atto né il modo in cui sono stati recuperati certi voti.

E pensare che alla riunione precedente di venerdì 22 agosto erano presenti, contate da me stesso, ben 68 persone che come per magia sono diventate 80 alla fine della riunione stessa all’atto della compilazione degli elenchi di richiesta adesione e dopo una settimana erano ben 180; insomma, una proliferazione dei pani e dei pesci da far invidia a Nostro Signore, tutto questo con il chiaro intento di dirigere i voti su quelle persone disponibili a stare al gioco degli yes man. Se dovessi definirlo con un solo termine direi ‘aberrante’, ma forse la scena di domenica è ancor peggio.

Vi sono state, ad onor di cronaca, diverse persone che hanno rinunciato alla candidatura visto il progetto, anzi il non progetto, che stava davanti ai loro occhi. Mi auguro che il sindaco di Mondragone e le istituzioni non tengano in alcun modo in considerazione tale composizione o ammasso di persone. Figuratevi che un ragazzo è stato costretto a chiamare i carabinieri ed a querelare uno dei promotori per l’atteggiamento tenuto nei suoi confronti, gli hanno vietato addirittura di mettere in bacheca (di proprietà della chiesa, oltretutto) l’articolo del giornale che faceva riferimento alla loro associazione, questo per descrivere quale fosse il clima di democrazia che tanto si sbandierava quella sera ma che potremmo invece realmente definire quella sconosciuta.

Peccato perchè forse il comitato poteva essere quella prova di maturità di una democrazia diretta tanto voluta a parole dalla gente, ma che poi all’atto pratico invece cerca solo un posto al sole in barba alle norme più elementari di quella strana parola che prende il nome di democrazia (dal greco demos e cratos- libertà del popolo). In pratica, il 30 agosto 2014 è stato il canto del cigno della possibilità di riscatto di una fetta di territorio dimenticata da qualsivoglia istituzione, amministrazione locale e pubblica. L’ossimoro di Pescopagano!

Pensare che davanti al vescovo di Sessa Aurunca, Francesco Orazio Piazza, nel mio intervento auspicai proprio ciò che domenica sera è andato in scena, ovvero, parafrasando ‘Il Gattopardo’, mi augurai che non si arrivasse al significato intrinseco dell’opera stessa ‘Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi’. Mai parole, invece, furono più profetiche.

Marco Sarra

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