“Il Tramonto dell’Occidente”, nuovo album di Mario Venuti

di Emma Zampella

MArio Venuti È il “Tramonto dell’Occidente” il titolo del suo ultimo album: Mario Venuti torna a cantare i fatti ed il reale con riscoperto realismo.

Il disco, la cui uscita è prevista per mercoledì 24 settembre, segna anche i 20 anni del cantautore passati tra musica, note e racconti. In tutti questi anni da solista, Mario Venuti ha cercato di portare le canzoni su un piano collettivo, sperimentando nuove tematiche e nuove tecniche di scrittura. Un esempio? La scrittura a sei mani: quattro di queste, appartengono a Kaballà, storico collaboratore del cantautore catanese, e Francesco Bianconi, voce dei Baustelle e che con Venuti si è ritrovato a sviluppare quello che non è un concept album ma che tanto ci si avvicina.

“Vicino ai cinquant’anni – dichiara – mi sono sentito più in dovere di raccontare il mondo nelle sue inquietudini, piuttosto che le relazioni interpersonali che spesso sono il tema principale delle canzoni. E’ un disco che guarda il mondo e la società, ed essendo un lavoro firmato a più mani è venuto naturale impostare il discorso in senso collettivo. Questa volta siamo ‘noi’ a parlare nel mio album e non solo ‘io’ come mi capitava di solito”. Partendo dal titolo dell’album, quest’ultimo è una citazione presa dal libro di Spengler Oswald pubblicato all’inizio del secolo scorso e variamente interpretato negli anni: “Anche se il titolo può mettere paura – in realtà il nostro intento è stato quello di parlare di una situazione negativa della quale non si può fare altro che prendere atto, ma dal punto di vista di qualcuno che pensa anche ai modi di una possibile via di riscatto. La stessa vicenda di Beethoven è un inno al riscatto anche di fronte alla difficoltà più insormontabile, nel suo caso la sordità”.

Di nomi conosciuti, nel nuovo capitolo della discografia targata Venuti, ce ne sono poi anche altri, a cominciare da Alice che ha messo la voce per ‘Tutto appare’, racconto sulle differenze tra quello che eravamo e quello che siamo diventati, Giusy Ferreri per “Ite missa est” e il giovane cantautore palermitano Nicolò Carnesi che Venuti ha voluto per “L’alba”, brano che non a caso chiude un album cominciato volutamente alla rovescia, da “Il tramonto”. “Da questo album esce anche la figura di un personaggio tipo – spiega Venuti – che è un uomo avido, che non vuole o non riesce a liberarsi da quello che possiede e che si costruisce da solo la sua prigione”.

L’album sembra essere quindi un sorta di viaggio tra musica e parole con uno sguardo fisso alla società contemporanea e alle sue storture, ‘Il tramonto dell’Occidente’ ha il sapore della canzone d’autore d’atmosfera siciliana (“ma non ho mai cercato il folklore – dice lui – e la mia sicilianità è solo una delle spezie della mia musica”) e mondo arabo, passando per qualche reminiscenza di anni Ottanta chiamati in causa anche con la partecipazione all’album di Franco Battiato (“nume tutelare più che collaboratore – confessa Venuti – del quale abbiamo anche giocato a fare il verso alla musica che ha firmato negli anni Ottanta”) che ha messo lo zampino in “I capolavori di Beethoven”. Mario Venuti è pronto anche con un tour che lo porterà per un po’ in giro per l’Italia: il 12 novembre a Roma (Orion Club), il 13 novembre a Milano (Magazzini Generali), il 14 novembre a Firenze (Viper Theatre), il 26 novembre a Padova (Geoxino), il 4 dicembre a Palermo (I Candelai), il 18 dicembre a Catania (ZO Centro Culture Contemporanee).

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