Castel Volturno. E proprio vero al peggio non cè mai fine. Sono molto lontani i tempi in cui una donna non si picchiava neanche con un fiore un bambino non lo si toccava perché, indipendentemente da tutto, era il simbolo dellinnocenza
… un anziano lo si rispettava e lo si proteggeva perché rappresentava la nostra memoria. Oggi, purtroppo, non è più così. In una società sempre più secolarizzata, nessuno può sentirsi al sicuro tanto più loro i più deboli, i più indifesi e sempre più esposti, come le cronache tragicamente ci ricordano quotidianamente, a soprusi, ad angherie, a violenze a gesti criminali.
Ed è proprio questo quello che è capitato, suo malgrado, a M.E., napoletano di 80 anni, domiciliato a Castel Volturno, ospite di una casa famiglia, che sè visto depredato dei pochi risparmi depositati e frutto dei sacrifici di una vita intera da chi, senza dubbio, definire ladro significherebbe offendere il leggendario Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo nato dalla magistrale penna di Maurice Leblanc.
No! Lanziano signore napoletano è rimasto vittima di veri e propri predoni che, incuranti di qualsiasi convenzione morale, che talvolta non viene meno neanche nei criminali più efferati, hanno approfittato dellospitalità che gli offrivano in cambio, ovviamente, di un cospicuo corrispettivo, per entrare in possesso della carta bancomat e del numero di sicurezza, per razzolare i pochi risparmi, lasciando lanziano ospite letteralmente sprovvisto di risorse.
Rimasto solo e senza famiglia, M.E. trovava ospitalità presso la casa famiglia condotta da V.I., napoletana, di 60 anni, dove seguiva anche un programma terapeutico essendo, come normalmente accade ad una certa età, afflitto da diversi malanni.
Il 10 settembre scorso, lanziano signore si presentava presso gli uffici del commissariato di pubblica sicurezza di Castel Volturno, diretto dal vicequestore aggiunto Carmela DAmore, per sporgere denuncia contro ignoti resisi responsabili, a suo dire, e come poi confermato dalle successive e meticolose indagini effettuate dagli agenti, di avergli sottratto, dopo aver clonato la sua carta bancomat, tutti i suoi risparmi, ammontanti a circa 8mila euro.
Lanziano raccontava che il precedente giorno 8 settembre, recatosi presso gli sportelli del Monte dei Paschi di Siena di Cancello Arnone per effettuare un prelievo di contanti, apprendeva con grande stupore che il suo conto era prosciugato. Ritenendo che qualcuno avesse clonato la sua carta bancomat, si recava, accompagnato dal solo amico rimastogli, un 60enne pastore evangelico, presso lagenzia della stessa banca a Marigliano, dove costatava che, a sua insaputa, erano stati effettuati 32 prelievi fraudolenti.
Le indagini da parte degli agenti del commissariato di Polizia di Castel Volturno partivano immediatamente e si presentavano subito difficoltose per il semplice fatto che occorreva, indispensabilmente, raccogliere ogni dato riguardo ai fraudolenti prelievi effettuati, nella speranza, in particolare, che presso uno sportello bancario o centro commerciale doverano stati effettuati gli acquisti fosse possibile, attraverso i sistemi di video sorveglianza di cui sovente son dotati, risalire a qualche immagine per così dare un volto ai predoni.
I sospetti degli investigatori non potevano, del resto, prescindere dai conduttori della casa famiglia di cui lanziano signore era ospite, tenuto conto che egli faceva uso di tranquillanti, motivo per cui ipotizzare che sotto leffetto di essi si fossero fatti dare il numero di sicurezza (Pin), prendere la carta bancomat, effettuare il fraudolento prelievo per poi riporla al suo posto in modo tale che lanziano ospite non potesse sospettare di nulla era unipotesi niente affatto peregrina. Del resto, riferiva M.E. agli investigatori, il numero del Pin lo teneva annotato soltanto nella sua mente.
Gli investigatori, quindi, presso la sede del Monte dei Paschi di Siena, dove M.E. aveva acceso il conto, acquisivano i dati relativi a tutte le operazioni effettuate e conseguentemente, con certosina pazienza, indispensabile in casi del genere, iniziavano una vera e propria indagine vecchio stile, quella che, per comodità di linguaggio, possiamo definire come una sorta di porta a porta.
Gli acquisti, verificavano gli agenti impegnati nellindagine, erano stati realizzati in esercizi comm.li compresi tra la zona che va da Giugliano a Mondragone il che, chiaramente, rafforzava i sospetti proprio sui conduttori della casa famiglia di Castel Volturno. Sovente, infatti, quando si tratta di clonazione di carte bancomat gli ignari titolari si ritrovano acquisti effettuati in località che manco conoscono. Sospetti che trovavano una prima ed importante conferma in quanto gli investigatori accertano presso lo sportello del Monte dei Paschi di Siena dove, grazie alle telecamere di sorveglianza, osservano una donna che, artatamente coprendosi il viso con un cappellino, effettua uno dei prelievi fraudolenti. Le immagini, però, non consentono di svelare lidentità della predona.
Tuttavia, il parziale insuccesso sortisce un effetto contrario sugli agenti impegnati nelle indagini che anziché scoraggiarsi trovano, invece, ulteriore stimolo per continuare nella loro certosina attività investigativa. Attività dindagine che, passando attraverso il capillare esame degli esercizi commerciali interessati dai fraudolenti acquisti, li conduce in un negozio di Mondragone, dovera stato effettuato un acquisto di ben 855 euro. E questa la chiave di svolta delle indagini.
Lesercente ed il dipendente, infatti, ricordavano benissimo la vendita effettuata e fornivano, inoltre, una descrizione della coppia che aveva effettuato lacquisto. Del resto, in tempi di crisi, non capita tutti i giorni una vendita del genere. Gli investigatori, quindi, una volta in possesso della descrizione somatica, escutevano anche P.E., lamico dellanziano signore depredato dei suoi risparmi, che forniva una descrizione dei titolari della casa famiglia presso la quale la vittima era ospite, del tutto combaciante con quella fornita dal negoziante e dal dipendente.
A questo punto il più poteva considerarsi fatto, i predoni, e non diversamente possono essere qualificati coloro che approfittano di soggetti indifesi e macchiarsi di tali nefandezze, avevano finalmente un volto: quello dei conduttori della casa famiglia.
Le successive identificazioni effettuate dai testimoni, cui venivano fatti visionare album fotografici opportunamente approntati, consentivano di identificare nei coniugi P.R., napoletano 74enne con precedenti per reati contro il patrimonio ed in V.I., napoletana 60enne, conduttori della casa famiglia sita a Castel Volturno, gli autori del piratesco gesto criminale e che incuranti di qualsiasi norma non soltanto penale, ma soprattutto morale, non si sono fatti scrupoli di abusare delle condizioni di un vecchio 80enne per sottrargli quella manciata di risparmi accumulati nel tempo.
Non solo. Non si sono preoccupati neppure della reazione che poteva ingenerarsi in un soggetto anziano che, preso dalla disperazione, solo come si trova M.E., di fronte ad uno shock del genere avrebbe potuto pensare anche ad un insano gesto. I coniugi sono stati deferiti mentre sono in corso ulteriori indagini finalizzate a verificare se la coppia abbia approfittato di altri ospiti della struttura per portare a segno altri colpi.