Industrie insalubri, Masi: “Cosa si nasconde dietro la revoca?”

di Antonio Taglialatela

 Mario Masi Carinaro. Torna sulla vicenda delle industrie insalubri l’ex sindaco Mario Masi e, in particolare,sulla revoca, da parte della nuova amministrazione Dell’Aprovitola, della delibera che limitava nuovi insediamenti nell’area Asi. Una delibera considerata “illegittima” dall’attuale primo cittadino.

“Benché stanco di essere parte di un’odiosa contrapposizione, della quale credo di non avere alcuna colpa – esordisce Masi – non posso fare a meno di fare alcune precisazioni utili a ristabilire, sulla vicenda delle industrie insalubri e sulle polemiche che ne sono derivate, l’indispensabile verità messa a rischio dalle volute imprecisioni ed omissioni che hanno accompagnato la nota del sindaco”.

Masi inizia respingendo l’accusa di illegittimità dell’atto approvato dalla sua giunta: “Quella delibera – racconta – ebbe il voto favorevole della stessa Dell’Aprovitola, allora assessore nel mio esecutivo. Visto che l’attuale sindaco lamenta solo oggi una presunta illegittimità di quegli atti, appare spontaneo interrogarsi su cosa lei pensasse quando votava a favore del blocco di nuovi insediamenti?”.

“Il vizio di illegittimità di una deliberazione – sostiene Masi – può essere ‘dichiarato’ soltanto da un giudice amministrativo (appare alquanto azzardato dichiararlo in autotutela) e, soprattutto, solo a seguito di presentazione di un ricorso di parte. Non risulta che contro gli atti della mia giunta sul blocco delle industrie pericolose sia mai stato presentato alcun ricorso”.

In proposito, Masi ricorda che la sua giunta, con delibera 77 del 2013, “votò, con il consenso della stessa Dell’Aprovitola, il blocco di nuovi insediamenti di industrie a rischio. Quella era una deliberazione dal contenuto essenzialmente politico con cui, ad alta voce, volevamo far sapere alla Regione, all’Asi, all’Asl e agli stessi imprenditori che non eravamo più disposti a subire nuove fabbriche a rischio ambientale sul territorio, atteso che su di esso ve ne erano già tante altre che provocavano non poche preoccupazioni ai nostri cittadini, allarmati da puzze, miasmi e statistiche tumorali”.E ora, sostiene ancora Masi, “è veramente incredibile che, a fronte di dati ufficiali ed incontrovertibili, ci sia un sindaco che ha il coraggio di minacciare denuncia per procurato allarme”.

Dopo quella delibera la giunta Masi incaricò la Seconda Università di Napoli di fare uno studio sullo stato di salute del territorio industriale (aria, acqua, scarichi industriali, smaltimento dei rifiuti, eccetera) e la relativa convenzione fu firmata nel mese di marzo/aprile 2014 e non nel dicembre del 2013 a causa delle difficoltà sollevate dal Comune di Teverola che poi rinunciò. E qui Masi rivolge un invito al sindaco: “Signora, si legga almeno le carte!”.

Poiché l’Università, per completare l’indagine, pretese un periodo di due-tre anni, “ritenemmo opportuno – spiega Masi – adottare la delibera numero 11 del 2014 con la quale trasformammo il precedente blocco degli insediamenti in autorizzazione limitata a tre anni, a condizione che se dalle risultanze dello studio universitario fossero venuti fuori dati allarmanti le aziende provvisoriamente autorizzate avrebbero dovuto ‘sloggiare’. Questa linea era stata condivisa da tutte le imprese interessate agli insediamenti a seguito di numerose riunioni tenute con loro”.Per l’ex sindaco, dunque, sorge un interrogativo: “Chi e perché ha spinto a revocare le precedenti delibere? Cosa si nasconde dietro quella revoca?”.

Masi, poi, affronta un capitolo “collaterale” della vicenda, ossia i manifesti oscurati che riportavano la sua lettera aperta alla cittadinanza. Manifesti ritenuti “abusivi” dal Comune. “Da anni e con qualsiasi sindaco, sulla base di una regola non scritta, i manifesti di contenuto politico, da chiunque provenienti, non sono mai stati tassati”, afferma l’esponente del Pd, sottolineando: “Essi sono stati sempre intesi come un contributo all’arricchimento democratico del paese. E non è stata mai fatta distinzione tra quelli delle associazioni e quelli delle persone fisiche”.

“Se la signora, – prosegue Masi – rompendo un’antica tradizione, ha deciso di abolire quella regola non scritta pretendendo il pagamento del diritto di affissione, allora perché, con atto disgustoso ed inqualificabile, ha ordinato la distruzione soltanto dei miei manifesti e non di tutti quelli che non avevano assolto all’obbligo di pagamento, alcuni dei quali erano addirittura anonimi (vedi manifesti di una nota catena di supermercati)? E’ questa la legalità che vale per la signora? Evidentemente sarà la stessa legalità che strombazzava in occasione della costruzione abusiva del gazebo dei suoi stretti familiari!”.

L’ex sindaco riflette anche sulla “convenienza” di restare, come Comune di Carinaro, soci del consorzio Asi. “Visti i risultati fallimentari sotto il profilo ambientale ed occupazionale, su cui non ho la benché minima responsabilità, atteso che il rappresentante di Carinaro nel consiglio di amministrazione dell’Asi non ero certamente io – ragiona Masi – da tempo la mia amministrazione si interrogava se fosse ancora utile continuare ad essere soci dell’Asi. Ovviamente la nostra era soltanto una riflessione, consapevoli che la decisione non poteva che spettare alla nuova amministrazione, che nella sua autonomia avrebbe potuto prendere le più utili decisioni per il paese. Con la mia nota inviata a Pupia, in effetti, riproponevo lo stesso interrogativo ai nuovi amministratori, chiamati a prendere decisioni di maggiore responsabilità, atteso che il nostro territorio sta diventando la meta preferita soprattutto da imprenditori che gestiscono rifiuti”.

Masi interviene, inoltre, sulla designazione del rappresentante di Carinaro in seno al cda del consorzio: “Mi pare doveroso riferire – afferma – che la nomina, a seguito della scadenza degli organi dell’Asi, mi era stata sollecitata con urgenza dal presidente del consorzio, con nota 1937 del 25 marzo 2014, quando cioè imperversavano le manovre per la formazione delle liste elettorali e quando stava per scadere la validità del Consiglio comunale. In quel contesto, se non avessi fatto la designazione, il Prefetto si sarebbe sostituito a me (d’altra parte si trattava soltanto della nomina del rappresentante che doveva andare a votare i nuovi organi consortili). A quel punto, a pochi giorni dalle elezioni, chi, se non il sindaco, nella qualità di rappresentante legale pro-tempore, poteva meglio adempiere a quell’obbligo istituzionale? Ovviamente, restare o meno nel consorzio Asi, era una decisione affidata alla nuova amministrazione che si sarebbe insediata dopo pochi giorni e alla quale io, per libera scelta, avevo deciso di non partecipare”.

“Questa à la sacrosanta verità dei fatti”, fa sapere l’ex sindaco, il quale si dichiara pronto a partecipare ad un eventuale tavolo di discussione più approfondito sulla questione e poter essere libero di dire la sua sull’opportunità di restare nell’Asi e sulle passate gestioni”.

Tornando sulla revoca delle deliberazioni, Masi rinnova l’invito alla nuova amministrazione comunale “a riconsiderare l’opportunità della liberalizzazione degli insediamenti futuri di industrie insalubri, al fine di meglio tutelare la salute pubblica”. Sulle altre polemiche, quelle conseguenti alla distruzione dei manifesti e alla vicenda Asi, ritiene che “siano frutto di un colpo di sole, destinato a sgonfiarsi con la fine della pausa estiva. E ciò che mi auguro accada”.

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