Alitalia, referendum senza quorum. “Accordo valido”

di Redazione

 Roma. Il referendum tra i dipendenti Alitalia sui tagli non ha raggiunto il quorum. L’azienda fa sapere di ritenere l’intesa comunque valida, ma è scontro tra i sindacati.

Intanto l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio 2013 e l’aumento di capitale, fino ad un massimo di 250 milioni di euro da offrirsi in opzione ai soci in proporzione alla quota di capitale posseduta, necessario per garantire la continuità aziendale fino all’arrivo del nuovo partner Etihad.

“Oggi abbiamo fatto un passo importante perché abbiamo deliberato un aumento di capitale funzionale all’accordo con Etihad” ha osservato l’ad di Alitalia Del Torchio dopo l’assemblea dei soci. “Ha contribuito molto il risultato del referendum, grazie al grande senso di responsabilità dei lavoratori che hanno votato a favore”.

Il contratto tra le due compagnie, contrariamente a quanto previsto, non è stato all’ordine del giorno. Solo 3.500 dipendenti su 13.200 hanno votato nel referendum sui 31 milioni di tagli al costo del lavoro contenuti nell’accordo firmato da Filt, Fit e Uglt, ma non dalla Uilt. Proprio per quest’ultima sigla il mancato raggiungimento del quorum rende l’intesa inapplicabile. Secondo Cgil, Cisl e Ugl invece l’accordo è valido dal momento che il voto era soltanto abrogativo.

E’ stata l’azienda a diramare la questione affermando con una nota che “il mancato raggiungimento del quorum, sulla base del Testo unico sulla rappresentanza e democrazia sindacale, conferma la validità degli accordi sottoposti a referendum”. Dall’azienda anche un appello all’unità dei lavoratori: “La coesione e la condivisione delle scelte da parte di tutte le sigle sindacali – si legge nella nota – sono essenziali per il completamento con successo delle intese con Etihad”.

Nel frattempo l’ad Gabriele Del Torchio smentisce alcune indiscrezioni stampa secondo cui il ceo di Etihad James Hogan avrebbe fissato un ultimatum alla compagnia, dicendo che se non si chiude entro lunedì 28 salta tutto. Una smentita arriva anche dal ministro dei trasporti Lupi: “Non c’è nessun ultimatum, c’è solo bisogno di chiarezza – ha detto – Non abbiamo lavorato inutilmente per sette mesi”.

Nella giornata di oggi è emerso anche che Ferrovie dello Stato non ha ricevuto alcuna sollecitazione da parte del governo e delle banche per entrare nella partita Alitalia-Etihad, dopo la decisione di Poste italiane di non voler sottoscrivere l’aumento di capitale che l’assemblea della compagnia aerea approva oggi. A dirlo è l’amministratore delegato di Fs Michele Elia.

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