Giuliano Sangiorgi al Giffoni: “Il sud è un punto di arrivo”

di Emma Zampella

 Giuliano Sangiorgi al Giffoni Film festival fa la voce grossa e si scaglia contro chi ritiene la sua terra un punto di partenza e mai d’arrivo.

“Ma chi lo ha detto che il sud d’Italia deve per forza essere un punto di partenza, e non un punto d’arrivo? Non è un caso che noi siamo partiti con il nostro tour da San Siro per chiuderlo a Lecce il 26 luglio, dopo due tappe a Taormina. Perché il sud è sempre stata una terra fertile di arte e cultura che ci invidiano in tutto il mondo. Credo che fondamentalmente ci sia stato sempre un divario economico importante, che crea la crisi, ma la crisi a sua volta crea intelletto per poterne uscire. Mi fa piacere essere del sud, e allo stesso modo non sentirmi del sud ma cittadino del mondo con i Negramaro”.

La loro partecipazione al festival del cinema dei ragazzi è stata strepitosa, testimoniata da un concerto sold out che ha infiammata l’intera manifestazione cinematografica. Allo stadio Troisi è successo di tutto: si è ballato, si è fatto teatro, sono saliti sul palco i protagonisti di Gomorra Marco D’Amore e Salvatore Esposito che hanno recitato un brano di Viaggio in Italia di Goethe, “parole dirompenti come mille chitarre rock”, ha spiegato Sangiorgi.

Lo show si è chiuso con la voce di Giuliano e le parole di “Un amore così grande”, il brano che ha fatto da colonna sonora ai mondiali sfortunati per l’Italia, ma ormai il pubblico sembra non associare quasi più la canzone alla sconfitta azzurra per apprezzarla in sé. Un’esibizione live quella della band pugliese che riporta in vita l’esperimento d’arte cominciato nel 2010 con un tour che ha messo insieme musica, arte e spettacolo.

Giuliano spiega così la scelta di inserire nel loro live la partecipazione di attori che hanno fatto di “Gomorra” un vero e proprio successo: “Una serie veritiera come Gomorra racconta non solo la Campania ma soprattutto l’Italia: un sistema nero, che rappresenta bene senza mitizzare nessuno, altrimenti non ci sarebbero mai stati i poeti maledetti, la maledizione del tempo deve essere raccontata, come ha fatto Gomorra, senza filtri. Io ho odiato Genny e Ciro, non pensavo succedessero certe cose, sono troppo sotto traccia. Non è un caso se abbiamo riportato Teatro 69 sul palco, come una chitarra distorta: grazie a Marco e Salvatore, due attori bravi che vengono dal teatro, abbiamo scelto insieme un passaggio moderno di un autore non italiano, ma che è venuto nella nostra terra, un testo poetico e moderno che ci ricorda quanto l’Italia sia bella”.

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