“Con la scusa del rock ‘n’ roll” Ligabue infiamma Salerno

di Emma Zampella

 

 Con la quarta volta all’Arechi di Salerno Luciano Ligabue chiude la prima parte del “Mondovisione Tour”.

“Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare ‘Con la scusa del rock ‘n’ roll’, dice Liga salutando i 30mila di Salerno. Una mano che accende un fiammifero: è il fotogramma che si ripete sullo schermo che fa cornice al palco. Qualche secondo di silenzio e la chitarra che parte con le prime note.

L’Arechi riconosce subito quel muro del suono che tenta di abbattere per essere vicinissimo al rocker. “C’è qualcuno che può rompere il muro del suono mentre tutto il mondo si commenta da solo. Il cerino sfregato nel buio fa più luce di quanto vediamo c’è qualcuno che può rompere il muro del suono”. Ed il pubblico dell’Arechi si infiamma.

Ciò che rimarrà del 23 luglio saranno quelle mani che si muovono all’unisono con le sue note. Perché “certe notti” dovrebbero essere davvero così: con la musica che ti gira nelle vene e le emozioni che ti prendono l’anima. Liga sembra riconfermarsi come uno dei pochi che sa farlo. In un modo pulito, diretto, con il cuore a mille e l’adrenalina che ti attraversa il corpo come un brivido lungo la schiena. Emozioni che si raccontano con una presa di coscienza forte e decisa.

“Alle volte perdiamo il senso delle cose che fanno parte della nostra vita. E quindi io mi trovo a scrivere le canzoni per lasciare impressi nella mente certi concetti”, racconta Liga, perché lui usa le canzoni un po’ come se fossero ‘post it’ da lasciare in giro. E dopo “L’amore conta” e “Leggero”, in “Mondovisione” il rocker lascia tale segno con “Nati per vivere”. Perché quel ritmo irregolare che si muove sotto le costole che Salerno gli ha regalato, Ligabue non lo dimenticherà.

Ligabue live a Salerno 23.07.14 (highlights)

Il “Mondovisione Tour” è un viaggio tra passato e presente della musica del cantautore di Correggio. Tutto d’un fiato. Niente pause e nessuna interruzione. Perché era davvero difficile lasciare quel palco. Liga davvero non riesce a “mettere via” dei quei fan che gli regalano “quel colpo all’anima”. Perché Liga dà un senso a quel biglietto che lo porta in giro per l’Italia a prendere energia da quei ragazzi che vivono della sua musica. La sua musica serve a raccontare “chi siamo, dove andiamo e da dove veniamo”. Perché, potrebbe non essere tempo per “noi”, ma siamo quelli che spendono il loro tempo tra palco e realtà: è quello che viene fuori dal concerto di Salerno.

Ma che mondovisione sarebbe senza “Sale della terra”? L’accento si fa quasi pungente, arrogante, e la critica al sistema e al potere Liga la fa a denti stretti, facendosi aiutare dagli aforismi di chi, come lui, ha avuto voglia, bisogno e necessità di fare qualcosa per il mondo.

Qualche sprazzo di romanticismo tra una presa di coscienza e un’altra. Le lacrime di una ragazza, “la ragazza di Salerno”, che ricorda il suo “giorno di dolore” si mescolano ai baci di un ragazzo che bacia la sua “stella senza cielo”. Perché Liga riesce a rendere magico anche “l’odore del sesso”, il momento in cui si mescolano le anime e le ossa.Spazio poi alla storia del trombatore cinico, il geometra della copula, che, dopo aver raccontato le cose fatte contro quella donna che si porta a letto, viene fregato da quest’ultima che festeggia la sua “vendetta” con “Lambrusco e popcorn”.

Dopo un’ora e mezza l’Arechi continua ad “Urlare contro il cielo” e a “Ballare sul mondo” e Mario, il vero, quello del Bar, interviene sul palco portando un caffè a Luciano. Perché Liga si serve di quel palco per raccontare la sua storia, la sua vita e la sua anima. Che è poi un po’ come quella dei 30mila che non hanno smesso di seguire i suoi discorsi e i suoi insegnamenti di vita. Su “Per sempre” girano, sullo schermo, le foto dei suoi ricordi e della sua famiglia, con i volti dell’altra famiglia, i fan.

Una notte in cui la musica ama e protegge, emoziona e commuove, ma insegna e non te lo manda di certo a dire. Il Liga che sta per lasciare Salerno è felice, soddisfatto e contento come un guerriero che vince la sua battaglia. È un Luciano che ruba le emozioni di quella serata e le cattura nel suo cellulare, perché un po’ di quella mondovisione lui se la porta a casa.

“Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai”. Salerno non vuole smettere di cantare. E Liga regala tre canzoni e lascia che siano le 30mila voci a cantarle. E quando anche su “Marlon Brando è sempre lui” l’Arechi intona i giusti accordi e le giuste parole, Liga soddisfatto porta a casa la sua vittoria più grande: “Salerno, avete fatto anche meglio dell’Olimpico”.

 

 

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