Gaza: ucciso bimbo di 4 anni. Obama: “Cessate il fuoco”

di Emma Zampella

 Gaza. Continua la tregua tra Israele e Palestina main tarda mattinata sono risuonate le sirene di allarme a ridosso della striscia di Gaza.

I razzi lanciati da Israele, come riferisce la radio locale, sono caduti nel territorio di Gaza e non in quello israeliano. Un bilancio piuttosto grave quello che emerge dall’inizio dell’operazione israeliana nella Striscia di Gaza: a 20 giorni dall’inizio delle operazioni militari sono 1.032 i palestinesi morti, a cui si aggiungono i 6.233 i feriti. Sale anche il numero di razzi lanciati su Israele: in tutto 2.538 dall’inizio delle ostilità, secondo quanto dichiarato dal portavoce militare israeliano. I soldati morti nei combattimenti sono arrivati a 43, più i 3 civili colpiti dai razzi o dai colpi di mortaio. Nella notte, tuttavia, gli scontri tra la Striscia di Gaza ed Israele sono praticamente cessati. Secondo un responsabile dei servizi di sicurezza palestinesi, ci sarebbe stato solo qualche sparo di carro armato vicino Khan Yunis (nel sud della Striscia). Mentre un portavoce dell’esercito israeliano conferma che nessun razzo è stato sparato da Gaza e che l’aviazione d’Israele non ha condotto alcun raid dalle 23 di ieri ora locale (le 22 in Italia). Un bambino palestinese è stato ucciso, però, lunedìda un colpo di artiglieria israeliano nelle vicinanze del campo profughi di Jabalya, a nord di Gaza. Lo afferma l’agenzia di stampa palestinese Maan. I due palestinesi rimasti feriti la settimana scorsa da soldati israeliani nella Striscia di Gaza sono morti.

Una situazione estremamente sanguinosa che preoccupa il mondo intero. Secondo ilpresidente palestinese Abu Mazen, la proposta egiziana per un cessate il fuoco in Medio oriente “va incontro a tutte le richieste dei palestinesi, incluso l’apertura dei valichi e la rimozione del blocco” della Striscia di Gaza. Abu Mazen lo ha detto al quotidiano saudita Al-Ukaz, ripreso dai media israeliani: “Abbiamo boicottato il vertice di Parigi – ha aggiunto – perché l’Egitto non è stato invitato”. I 15 paesi membri, riunitisi d’urgenza a New York nella notte,esortano Israele ed Hamas a far “applicare pienamente” la tregua per tutta la durata della festa musulmana dell’Eid al Fitr (la fine del Ramadan) “ed oltre”.

Il Consiglio di sicurezzadell’Onu chiede inoltre il “pieno rispetto del diritto umanitario internazionale, in particolare per quanto riguarda la protezione dei civili”, nonché sforzi per “la messa in pratica di un cessate il fuoco duraturo e pienamente rispettato, basato sulla proposta egiziana” di mediazione. L’Onu sottolinea poi “la necessità di fornire immediatamente assistenza umanitaria alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, anche aumentando i contributi all’Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa)”. Tre giorni dopo il sanguinoso bombardamento su una scuola dell’Onu a Gaza, il Consiglio ricorda infine che “le strutture civili e umanitarie, comprese quelle delle Nazioni unite, devono essere rispettate e protette e invita tutte le parti ad agire secondo questo principio”.

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiesto al premier israeliano Benyamin Netanyahu “un cessate il fuoco umanitario immediato e incondizionato”. È “un imperativo strategico”, gli ha detto in una telefonata il cui tono, da quanto traspare dal comunicato della Casa Bianca – è stato piuttosto perentorio. Precedentemente, il governo israeliano aveva nuovamente respinto la proposta del segretario di stato Usa John Kerry per la tregua, confermando, invece, la sua adesione alla mediazione egiziana, definita “l’unica possibile”. Nella telefonata, Obama ha rimarcato l’importanza di garantire una sicurezza duratura a Israele, che passa attraverso la “smilitarizzazione di Gaza” e il “disarmo dei gruppi terroristici”. Ha tuttavia anche sottolineato “la necessità di stabilire un cessate il fuoco umanitario immediato, senza condizioni per arrivare a una cessazione definitiva delle ostilità”, che permetta ai palestinesi della Striscia di condurre una vita normale e di avviare prospettive di sviluppo a lungo termine per Gaza.

“Il premier israeliano Benjamin Netanyahu non vuole l’unità nazionale, non vuole un governo di unità palestinese né una soluzione politica”. Lo ha affermato il leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, in una lunga intervista al quotidiano saudita Okaz. Secondo Abbas, “questa è la vera ragione per quello che sta accadendo a Gaza”. “L’iniziativa egiziana – osserva ancora – resta l’opzione migliore, la più sicura, per porre fine a questa crisi”. E risponde a tutte le richieste palestinesi, compresa quella per la “liberazione di tutti i detenuti arrestati da Israele”, e si basa su due “punti essenziali”: lo “stop ai combattimenti per fermare lo spargimento di sangue di civili” e “l’applicazione dell’accordo per la tregua firmato in Egitto nel 2012, che prevede l’apertura dei valichi e la fine dell’assedio a Gaza”.

Delusione del rappresentante palestinese alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, per la mancata approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza di un documento vincolante su Gaza. “Quello che vediamo dopo 20 giorni – ha detto Mansour, citato dall’agenzia Dpa – è una dichiarazione, che non è una risoluzione. Avrebbero dovuto adottare una risoluzione già da diverso tempo, per condannare questa aggressione e chiedere che sia fermata immediatamente”. Presso le Nazioni Unite, l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha un seggio da osservatore. Si è detto deluso, seppure per motivi diversi, anche Ron Prosor, ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, che ha rimarcato come la decisione non contenga alcun riferimento al “gruppo terroristico” Hamas.

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