Manifesti oscurati, Masi attacca Dell’Aprovitola: “Atto disgustoso”

di Antonio Taglialatela

 Carinaro. In questa estate, che tanto estate non si sta rivelando, il clima è piovoso anche dal punto di vista politico. E per il neo sindaco Annamaria Dell’Aprovitola, infatti, sembra davvero già finita la “luna di miele”.

“Colpa”, in particolare, del suo predecessore, Mario Masi, che, dopo la lettera aperta di domenica mattina sulla questione delle industrie insalubri nella zona Asi, ora accusa la fascia tricolore in rosa di avergli “oscurato” i manifesti, ritenuti abusivi.

In una nota inviata in redazione, Masi scrive: “Caro Direttore, sono costretto, dopo appena tre giorni, a rinnovarti la preghiera di darmi ospitalità sul tuo giornale. Lo faccio soltanto perché sia reso pubblico il disgustoso atto con cui il sindaco di Carinaro, domenica scorsa, pochi minuti dopo l’affissione, ha ordinato la copertura o la distruzione della quasi totalità dei manifesti recanti la mia firma e riproducenti la ‘lettera aperta’ che le inviavo e nella quale, da libero cittadino, le chiedevo di revocare la delibera numero 75 del primo luglio 2014 con cui, con un clamoroso voltafaccia ed in contrasto con il voto favorevole da lei espresso pochi mesi prima sulla stessa materia, sostanzialmente decideva la liberalizzazione dell’insediamento di nuove industrie insalubri sul territorio di Carinaro, che, in aggiunta a quelle già presenti, rendono ancora più grave la situazione ambientale del territorio. Questo era il significato della mia ‘lettera aperta’, che, come avrai potuto notare, non conteneva alcuna ‘vis polemica’, tanto meno toni irriguardosi o ingiuriosi”.

“Il tema da me sollevato – spiega Masi – è delicato, coinvolge l’attenzione e l’interesse di tanti cittadini, terrorizzati dalle attuali statistiche tumorali del territorio e dalle aggressioni ambientali che talvolta imprenditori di poco scrupolo portano avanti, non rispettando regole e precauzioni loro imposte. A mio avviso, non basta fare cortei o apporre firme di solidarietà. Per fronteggiare simili aggressioni, occorrono comportamenti coerenti, decisioni forti e talvolta persino il diniego di autorizzazione sulle domande di nuovi insediamenti, soprattutto di quelli poco sicuri o di quelli che vengono ad aggravare una situazione già compromessa e gravida di rischi. Bisognerebbe addirittura valutare se sia ancora opportuna ed utile la nostra presenza nell’Asi, visto il risultato completamente fallimentare, sotto il profilo occupazionale ed ambientale, che ne è derivato per il nostro paese”.

“Da queste preoccupazioni – ribadisce Masi – nasceva il senso degli atti adottati dalla mia Giunta – ripeto con il voto favorevole della stessa Dell’Aprovitola – e sorprendentemente da lei revocati con la delibera 75 dell’1 luglio 2014. Oltre tutto, i nostri provvedimenti cautelari erano stati condivisi dagli stessi industriali, disponibili a lavorare provvisoriamente (solo per tre anni), in attesa di conoscere i risultati dello studio sullo stato di salute dei nostri terreni industriali da noi commissionato alla Seconda Università di Napoli”.

“Quale la scomposta reazione del sindaco di fronte alla mia lettera aperta? – riflette l’ex primo cittadino – Quella di far coprire o rimuovere immediatamente la quasi totalità dei miei manifesti affinché non fosse reso pubblico il disagio ed il rischio che provocava la revoca dei precedenti atti deliberati dalla Giunta Masi anche con il suo voto favorevole. Allo stato non conosco le ragioni del suo inqualificabile atto autoritario”.

Sembra che dietro la decisione dell’amministrazione ci sia il mancato pagamento del diritto di affissione. E su questo punto Masi risponde: “Non voglio arzigogolare su codici, pandette e regolamenti vigenti in materia. Voglio solo ricordare che in circa mezzo secolo di storia politica cittadina (compresi gli oltre sette anni in cui la Dell’Aprovitola è stata amministratore di maggioranza del nostro paese), i manifesti di contenuto politico non sono stati mai sottoposti al pagamento di un diritto di affissione. Era una regola non scritta, da tutti rispettata anche negli anni del duro ed aspro confronto tra comunisti e democristiani di Carinaro. E questo perché detti manifesti sono stati sempre ritenuti strumenti di confronto e di arricchimento democratico del paese”.

Quel che però ha reso più “odioso e grave” l’atto posto in essere dal sindaco, secondo Masi “è stata la discriminazione da lei usata nel dare l’ordine di distruzione dei manifesti, ossia distruggere soltanto i miei manifesti e non tutti gli altri che, proprio perché privi del pagamento del diritto di affissione, erano abusivi e perciò da rimuovere”.

“Un vile atto di discriminazione, – conclude l’ex sindaco – segno di debolezza e di meschina partigianeria, del quale sto valutando di chiedere conto anche in sede giudiziaria. Il consenso si conquista con il buon governo e non soffocando il dissenso o uccidendo la democrazia. Si illude chi pensa di zittire uno come me che, del confronto e della crescita democratica, ha fatto sempre una ragione di vita, indipendentemente dal ruolo occupato”.

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