Produzione, Confindustria: “Italia superata dal Brasile”

di Redazione

 Roma. L’Italia scivola all’ottavo posto nella graduatoria internazionale dei maggiori Paesi produttori elaborata annualmente dal Centro studi di Confindustria.

Resta in generale “un ottimo piazzamento”, ma pesano “demeriti domestici” che hanno accentuato l’arretramento: “Nel 2007-2013 la produzione è scesa del 5% medio annuo, una contrazione che non ha riscontro negli altri più grandi Paesi manifatturieri”.

L’industria manifatturiera italiana soffre per fattori che “si intrecciano e accavallano”, come “il calo della domanda interna, l’asfissia del credito, l’aumento del costo del lavoro slegato dalla produttività, la redditività che ha toccato nuovi minimi”.

In un quadro della produzione manifatturiera mondiale che “ha ripreso a crescere”, rilevano ancora gli economisti di Confindustria nel tradizionale rapporto di giugno sugli scenari industriali, “arranca l’Europa, fiaccata da politiche di bilancio, dal credit crunch e da un euro forte che rallenta le esportazioni”. L’Italia “tra tutte le grandi economie industriali appare il Paese più in difficolà, scontando gli effetti congiunti del crollo della domanda interna e di un costo del lavoro alto”.

In particolare, mentre la produzione manifatturiera mondiale è cresciuta del 36% nel 2000-2013, “l’Italia nello stesso periodo ha subito un crollo del 25% con cadute in tutti i comparti ad eccezione di quello alimentare”.

La “massiccia erosione della base produttiva” rilevata da centro studi di Confindustria per il manifatturiero italiano, ha portato ad un “quadro impietoso”, con una contrazione di oltre 100mila fabbriche e quasi un milione di addetti tra 2001 e 2011, “proseguita nel biennio successivo: altri 160mila occupati e 20mila imprese perduti.

Pesano anche “i condizionamenti europei” che “certo non aiutano”: tutta l’Europa arretra ad eccezione di Germania e Polonia (“ma per quanto a lungo?” si domandano gli economisti di Confindustria) per le “politiche fiscali restrittive” e “il paradosso di un euro che si apprezza, specialmente nei confronti delle valute di molte economie emergenti, e frena così il driver delle esportazioni”.

Quanto alla “classifica” dei maggiori Paesi produttori, con l’ultimo aggiornamento del Csc, nel 2013 si conferma in vetta la terna Cina, Stati Uniti, Giappone; la Germania è ancora quarta, seguita come l’anno prima da Corea del Sud e India. Al settimo posto il Brasile che sorpassa l’Italia, che scende quindi dal settimo all’ottavo posto.

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