Mose, Baita: un miliardo di euro per tangenti e consulenze

di Redazione

 Venezia. Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani Spa, capofila del Consorzio Venezia Nuova, torna sul sistema tangenti legate al Mose e confessa il conto del malaffare a Venezia: noi costruttori pagavamo fino a 1 miliardo al Consorzio.

E spiega: un euro su cinque sprecato per le spese extra. Intervistato da Repubblica, Stampa e Mattino, spiega che sono stati versati circa 100 milioni l’anno per 10, 11 anni. Arrestato lo scorso anno con l’accusa di false fatture per oltre 10 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta della procura di Venezia partita 3 anni fa, l’ingegnere ha accettato di collaborare coi pm e ha patteggiato 1 anno e 10 mesi.

“Tangenti e consulenze e contratti a tutti. Se si mettono in pila – dice a Repubblica – fanno un miliardo di euro e non sono serviti al progetto Mose, solo a rafforzare il Consorzio Venezia nuova nella città, nei rapporti con la politica, locale e romana”. “Attorno al Mose si è sviluppata la piovra del consorzio. Lo costituivano le aziende, ma le aziende lo subivano. Decideva tutto il presidente Mazzacurati”. E sottolinea: Mazzacurati “mi aveva battezzato subito”: “un extra dei vostri ricavi ritorna al consorzio, lo useremo per facilitare il percorso dell’opera”. E alla domanda se il Consorzio abbia agito sempre in quel modo risponde: “dal 1992 ha subito una mutazione genetica. Iniziano ad andare via i soci fondatori, le grandi imprese”. “Il consorzio sopravvive alla bufera Tangentopoli rafforzando la sua struttura, assumendo una veste autonoma che finirà per entrare in conflitto con le imprese”.

“Nel 2003 – continua Baita sul Mattino – l’altro ribaltone”: “le partecipazioni statali si ritirano e vendono Condotte, Mazzacurati diventa presidente. E la frattura con i soci si allarga: le imprese sono in difficoltà. Non sopportano una struttura che guadagna il doppio e non serve a niente”.

“Il sistema – dice alla Stampa – è crollato da solo, era inevitabile che finisse così. Non a caso è crollato proprio quando il Mose è praticamente finito”, “perché gli imprenditori ora che i lavori sono conclusi volevano finire di pagare. E il Consorzio Venezia Nuova voleva invece che si continuasse”.

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